Test di Boel: a cosa serve e come si esegue

Il test di Boel si basa sulla risposta comportamentale alla percezione di suoni e in particolare a toni e frequenze diverse. Fornisce indicazioni sulle capacità uditive, visive, motorie e di attenzione dei bambini.

Annamaria Sapuppo , pediatra
orecchio di neonato

Il test di Boel, noto anche come “test delle campanelle”, è un metodo utilizzato per valutare la capacità uditiva nei neonati e nei bambini e nelle bambine molto piccoli, generalmente nel primo anno di vita, ma anche in età successive. Questo test si basa sulla risposta comportamentale alla percezione di suoni, in particolare a toni e frequenze diverse, per cui viene considerato un “test audiometrico comportamentale”. L’esame si basa sull’osservazione delle modificazioni comportamentali del bambino o della bambina, chiaramente correlate a stimoli sonori il più possibile standardizzati.

La capacità di localizzare i suoni nello spazio, insieme a un’attenta anamnesi, consente il riconoscimento precoce di disturbi uditivi congeniti – specialmente danni da infezioni neonatali, come il Citomegalovirus o la Toxoplasmosi – o temporanei che, possono però causare gravi problemi uditivi e di linguaggio se non precocemente individuati. 

A oggi, mediamente l’incidenza di handicap uditivi varia da 1-2 casi di sordità grave congenita per mille nati vivi, sino all’1-6% di bambini con problemi uditivi durante la scuola primaria. I bambini o bambine più a rischio includono i nati prematuri o con ritardo di sviluppo psicomotorio, quelli che hanno avuto infezioni neonatali e quelli nati da madri con situazioni sociali a rischio (povere, tossicodipendenti, adolescenti, senza partner e così via), che spesso portano avanti la gravidanza senza effettuare i periodici controlli previsti.

L’individuazione precoce di questi bambini consente l’opportunità di interventi mirati nella prevenzione secondaria degli handicap.

Cos’è il test di Boel? 

Ma cos’è il “Test di Boel“? Si tratta di un esame generalmente programmato durante il quarto bilancio di salute, che il pediatra di famiglia esegue tra il settimo e il nono mese di vita dei bambini. Nasce negli anni ’70 in Svezia e viene così chiamato in quanto “BOEL” è un acronimo delle parole svedesi “blicken orienterar efter ljudet“, che si traduce in “orientamento dello sguardo dopo stimolo sonoro”. Si tratta di un test comportamentale che fornisce indicazioni sulle capacità uditive, ma anche visive, motorie e di attenzione dei bambini. 

I settori esplorati con il test delle campanelle includono:

  • le dinamiche relazionali tra il bambino, la figura materna ed estranei;
  • le capacità motorie del bambino;
  • la capacità di concentrazione del bambino e il suo temperamento;
  • la risposta ai suoni e la capacità di localizzarli nello spazio.

Sebbene l’utilità del test di Boel come strumento di valutazione dell’udito sia diminuita negli anni con l’introduzione delle otoemissioni acustiche come screening neonatale alla nascita e nelle epoche successive, rimane comunque utile per valutare alcuni importanti aspetti dello sviluppo dei bambini.

Come funziona il test di Boel?

Come si fa il test di Boel? Durante il test di Boel, al bambino vengono presentati una serie di suoni, che possono essere rappresentati da campanelle (da cui deriva appunto il nome di “test delle campanelle”), toni o altri stimoli sonori, a seconda del kit utilizzato. Il professionista che effettua il test registra attentamente le reazioni alle varie stimolazioni sonore.

Il kit per l’esecuzione del test di Boel include un bastoncino di legno rosso detto “gripper”, due anelli ruotanti concentrici di metallo detti “spinner” e due coppie di “campanellini” d’argento muniti di un anellino che consente di infilarli alle dita; la prima coppia di campanelli detti “balls” emette suoni che hanno una  frequenza di 4.000 hertz; la seconda coppia detti “bells” emette suoni che hanno una frequenza di 12.500 hertz; l’intensità dei suoni non supera i 45 decibel a una distanza di 20 cm dallo strumento di emissione.

L’esecuzione del test di Boel avviene in un ambiente tranquillo e controllato, come un’aula insonorizzata o una stanza silenziosa nello studio del pediatra, in modo che non ci siano distrazioni legate ad altri suoni o rumori esterni. È importante la collaborazione dei genitori o di chiunque accompagni il bambino: bisogna evitare di parlare o muoversi durante l’esame, per evitare che il bambino o la bambina si distragga.

Per eseguire il test di Boel, il bambino o la bambina viene fatto/a sedere sulle ginocchia di un genitore. Il pediatra si posiziona di fronte e gli mostra il bastoncino rosso o gli anelli metallici ruotanti. Quando il bambino o la bambina fissa l’oggetto, il pediatra lo sposta con movimenti sia orizzontali che verticali per valutare la capacità di attenzione e i movimenti oculari nel seguire i movimenti del bastoncino o degli anelli ruotanti. Successivamente, il pediatra permette al bambino o alla bambina di afferrare l’oggetto e, se lo desidera, di portarlo alla bocca.

A questo punto, con attenzione a non fare movimenti bruschi delle braccia che possano distrarre il bambino o la bambina, il pediatra infila una coppia di campanellini a ciascuna mano e li posiziona a circa 20 cm dall’orecchio del piccolo paziente. I campanellini vengono fatti suonare uno alla volta, prima da un lato e poi dall’altro, con un adeguato intervallo di tempo tra una stimolazione sonora e l’altra. Teoricamente, il bambino dovrebbe girarsi verso il lato da cui proviene il suono.

È importante notare che il test dipende dalle abilità dell’operatore nel condurlo e dalla cooperazione del bambino, nonché dalla sua capacità di mantenere un’adeguata attenzione per tutta la durata del test. Di conseguenza, può essere necessario ripeterlo più volte.

Per tale motivo, recentemente sono stati introdotti dei sistemi elettronici che permettono di effettuare il test di Boel in maniera più standardizzata. Questi piccoli apparecchi, che si possono tenere dentro il palmo di una mano, riproducono con la pressione di un apposito tasto un suono sordo-grave a bassa frequenza intorno ai 125-150 Hz o un suono acuto-sonorizzato ad alta frequenza intorno ai 5.0-5.1 kHz, in modo perfettamente equivalente a quanto riprodotto dai campanellini del test di Boel tradizionale.  

I risultati del test di Boel vengono interpretati in base alle risposte comportamentali del bambino o della bambina alla percezione dei suoni e possono essere classificati in diverse categorie, indicando la presenza o l’assenza di un problema uditivo. Tuttavia, è importante notare che l’interpretazione dei risultati può variare leggermente a seconda delle linee guida e delle pratiche locali. In generale abbiamo:

  1. Risposta uditiva presente, se durante il test vengono rilevate risposte uditive nelle frequenze e nei livelli di intensità testati, si considera che il bambino o la bambina abbia una buona risposta uditiva in quelle aree specifiche. Questo indica che il test di screening uditivo è stato superato e non ci sono evidenti problemi uditivi nell’intervallo di frequenza testata;
  1. Risposta uditiva assente o non conclusiva, se durante il test non vengono rilevate risposte uditive nelle frequenze e nei livelli di intensità testati, potrebbero essere necessarie ulteriori valutazioni per determinare la presenza o l’assenza di un problema uditivo. Questo potrebbe includere un test di screening uditivo ripetuto, test uditivi più approfonditi o un rinvio a un audiologo per ulteriori valutazioni.

In quest’ultimo caso, comunque il test può essere ripetuto successivamente durante lo sviluppo del bambino per monitorare eventuali cambiamenti nella capacità uditiva, tenendo conto che qualsiasi ostruzione “meccanica” a carico del condotto uditivo, come eccesso di secrezioni correlate a un’infezione che potrebbe, ad esempio, alterare l’esito del test.

È importante sottolineare che il test di Boel è uno strumento di valutazione che si basa su aspetti comportamentali del piccolo in risposta a degli stimoli sonori e non costituisce  una diagnosi definitiva di disturbi dell’udito. Se i risultati del test indicano la presenza di un problema uditivo o se ci sono dubbi sulla risposta uditiva, è comunque consigliabile consultare un medico o un audiologo per ulteriori valutazioni e per determinare l’eventuale approccio terapeutico da adottare. Solo un professionista esperto può fornire una diagnosi accurata e consigliare il trattamento appropriato, se necessario.

Quando si esegue il test di Boel?

In generale, non esiste un’età per il test di Boel definita e precisa. Si può eseguire il test di Boel in diversi momenti della vita ma di solito viene fatto tra il settimo e il nono mese, sino anche al dodicesimo. È importante tener conto delle necessità e delle circostanze individuali, come già accennato.

In caso di test con esito negativo, questo può essere ripetuto più volte, generalmente a distanza di una settimana dal precedente, ma può variare in base allo stato di salute del bambino o della bambina.

In alcuni casi, il test di Boel può essere eseguito anche in età più avanzata, se sorgono dubbi sulla capacità uditiva o se si sospetta la presenza di eventuali problemi uditivi precedentemente non evidenziati.

In sintesi, il test delle campanelle o test di Boel è uno strumento utile per valutare la risposta comportamentale a degli stimoli uditivi nei bambini o nelle bambine molto piccoli, permettendo di intervenire tempestivamente per favorire lo sviluppo uditivo ottimale del bambino nel caso di riscontro di qualche anomalia. Tuttavia, è sempre bene sottolineare che questo test non è uno strumento di diagnosi di un’eventuale condizione di sordità, che in tal caso richiederà ulteriori accertamenti più specifici. 

Bibliografia

  • Scanlon PE, Bamford JM. “Early identification of hearing loss: screening and surveillance methods” Arch Dis Child. 1990;65(4):479.
  • Early identification of hearing impairment in infants and young children.” NIH Consens Statement. 1993 Mar 1-3;11(1):1-24. PMID: 8401641.Istituto Superiore di Sanità. “Screening neonatale uditivo e visivo: raccomandazioni.” A cura di Domenica Taruscio, Luciano Bubbico, Paolo Salerno per il Gruppo di studio per lo screening neonatale uditivo e visivo. 2022. Rapporti ISTISAN 22/17, v, 115 p.

Articolo pubblicato il 17/05/2024 e aggiornato il 17/05/2024
Immagine in apertura iStock / Tutye

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