Tiralatte: quando e come usarlo

Può essere un prezioso alleato in molte situazioni. Capirne l’uso non è sempre immediato. Ecco alcune informazioni utili per orientarti con serenità e consapevolezza, nel rispetto dei propri bisogni e di quelli del bambino

Giulia Chiari , psicologa perinatale, IBCLC
Tiralatte

Avete comprato un tiralatte, investendo tempo e risorse per scegliere il modello giusto. Eppure, quando lo provate, non esce quasi nulla. Vi chiedete se state sbagliando qualcosa, se avete poco latte, se solo voi non riuscite a farlo funzionare.
In questo articolo cercheremo di capire come usare il tiralatte senza stress, per gestire l’allattamento in modo libero, consapevole e sereno, sia che si voglia aumentare la produzione, affrontare il rientro al lavoro o semplicemente allontanarsi dal piccolo per qualche ora senza timori; capire come conservare correttamente il latte estratto con il tiralatte diventa fondamentale.

Vediamo allora tutto passo per passo: come funziona il tiralatte, come scegliere quello più adatto alle proprie esigenze e come usare questo strumento in modo efficace.

Cos’è il tiralatte e come funziona

Il tiralatte – o pompa tiralatte – è un dispositivo progettato per estrarre il latte materno dalle mammelle, simulando la suzione del neonato. La Treccani lo definisce come una “pompetta per estrarre artificialmente il latte dalla mammella”, una descrizione che sottolinea la funzione meccanica del dispositivo, distante dalla dimensione intima e relazionale dell’allattamento.

Il vissuto emotivo legato all’uso del tiralatte non è sempre positivo. Come madre di tre figlie, ricordo bene le difficoltà incontrate nel primo contatto con le coppette del tiralatte: la sensazione che il mio corpo fosse diventato solo un mezzo per produrre latte, il disagio di dovermi separare fisicamente dalla mia bambina proprio mentre lei cercava il mio contatto. Sì, il tiralatte può apparire freddo e disumanizzante, e questo contribuisce a rendere l’esperienza iniziale complessa.

Tuttavia, è importante sottolineare che, sebbene il tiralatte sia uno strumento tecnico, il meccanismo che stimola la fuoriuscita del latte è quanto di più fisiologico e relazionale possa esistere. La prolattina stimola la produzione del latte, ma è l’ossitocina, l’ormone dell’amore e del legame affettivo, a permettere l’emissione. Questo significa che, anche quando si utilizza un tiralatte, il corpo risponde a stimoli emotivi e relazionali. Per questo pensare al proprio bambino, guardare una sua foto, ascoltare i suoi vocalizzi o sentirne l’odore può facilitare la raccolta.

Nel funzionamento del tiralatte, la ventosa e la pompa a vuoto sono le componenti principali. La ventosa tiralatte, anche chiamata coppa o coppetta tiralatte, si applica sulla mammella, avvolgendo il capezzolo e parte dell’areola, cioè la parte scura, mentre la pompa crea un vuoto che simula la suzione del neonato.
I tiralatte simulano l’allattamento adattando la frequenza e l’intensità dell’aspirazione: inizialmente con cicli rapidi e superficiali, che imitano la suzione del neonato nelle prime fasi dell’allattamento, quando il piccolo cerca di stimolare la fuoriuscita del latte.

Una volta avviata l’emissione, la suzione del bambino diventa più ritmica, profonda e lenta, e anche questa fase viene simulata dai cicli successivi del tiralatte per favorire un’estrazione più efficace. In realtà, il neonato non si limita a creare vuoto: esercita anche una compressione con lingua e mandibola, che alcuni tiralatte cercano di replicare con coppe flessibili e sistemi di compressione.

Il tiralatte non è solo una macchina: è un mezzo di relazione, un ponte tra madre e bambino, che può facilitare l’allattamento quando le circostanze lo rendono difficile.
Vediamo allora quali sono le caratteristiche da considerare per la scelta di un buon tiralatte, come cicli e pressione regolabili, misura delle coppette tiralatte, sicurezza e igiene.

Tiralatte: quale scegliere

Scegliere il tiralatte giusto può sembrare complicato, soprattutto quando ci si trova davanti a tante opzioni e dubbi. Non esiste un modello perfetto per tutte: la scelta dipende dalle proprie esigenze personali, dal proprio ritmo e contesto di vita. Di seguito analizzeremo quali fattori considerare, con esempi pratici per orientarsi senza stress.

Tiralatte manuale

Il tiralatte manuale è spesso il primo strumento che viene provato. È economico, leggero, silenzioso e non necessita di batterie o corrente elettrica. Include, come i modelli elettrici, un contenitore di raccolta per il latte estratto. Ideale per un uso saltuario, ad esempio per alleviare un ingorgo o raccogliere piccole quantità di latte da offrire al neonato in un momento di necessità. Possiamo differenziare tra due tipologie:

  • Tiralatte a siringa. Semplice e compatto, utile in caso di emergenza. Il tiralatte a siringa ha una forma allungata che ricorda, appunto, una siringa di grandi dimensioni. All’estremità è presente una coppetta, che va posizionata delicatamente sul capezzolo. Il meccanismo è semplice e intuitivo: per avviare il processo di risucchio, basta tirare la parte mobile verso l’esterno, come si farebbe con una siringa. Questo movimento crea un effetto sottovuoto che stimola la fuoriuscita del latte. Variando la velocità con cui si tira la parte mobile è possibile regolare manualmente l’intensità del flusso, adattandola alle proprie sensazioni e al proprio comfort. Si tratta tuttavia di un modello poco comune e poco efficace per un uso regolare.
  • Tiralatte a pompetta. Pratico, ergonomico, discreto, facile da portare in borsa e usare all’occorrenza. Si tratta del modello manuale più diffuso, la cui struttura prevede una coppa da posizionare sulla mammella e una leva o impugnatura che, premuta con la mano, attiva un pistone interno generando il vuoto necessario per avviare l’estrazione. Il controllo è completamente manuale: l’intensità e il ritmo della suzione dipendono dalla frequenza del movimento e dalla forza con cui si preme l’impugnatura, anche se nei modelli attuali può essere presente un sistema di regolazione del “vuoto”, ovvero della forza di suzione. Questo permette una buona modulazione, anche se può risultare faticoso se utilizzato frequentemente.

Alcune donne trovano il tiralatte manuale più piacevole di quello elettrico, perché permette di sentire il proprio ritmo e di conoscere meglio il proprio corpo. Può rappresentare un valido alleato occasionale, soprattutto quando l’allattamento è già avviato, la produzione si è stabilizzata e l’allattamento è efficace. Tuttavia, la sua efficacia dipende molto dalla manualità e dalla pazienza.

Tiralatte elettrico

Quando l’utilizzo del tiralatte diventa frequente o regolare, la scelta di un tiralatte elettrico può fare la differenza. Vediamo le principali tipologie e le caratteristiche peculiari:

Tiralatte elettrico a uso personale

Il tiralatte elettrico a uso personale rappresenta una soluzione efficace sia per chi necessita di un utilizzo regolare dello strumento, ad esempio per mantenere la produzione di latte già avviata o sostituire alcune poppate, sia per esigenze sporadiche, come brevi allontanamenti dal bambino o il desiderio di creare una piccola scorta di latte da tenere a disposizione.

I modelli progettati per un utilizzo domestico, più pesanti ed economici, solitamente hanno il motore integrato direttamente sul kit di raccolta del latte. Non sempre consentono di regolare la potenza, hanno un numero di cicli fisso o automatico, non permettono l’attacco doppio, cioè a entrambe le mammelle, e spesso forniscono una sola misura di coppa.

I modelli portatili hanno invece un motore separato dal kit di raccolta del latte, e questo li rende più leggeri, compatti e versatili. Ne esistono diverse tipologie con regolazioni personalizzabili, la possibilità di scegliere la misura della coppa, oltre a funzionalità avanzate come l’estrazione doppia e le batterie ricaricabili, che ne consentono l’uso senza presa di corrente.

Tiralatte professionale (o ospedaliero)

Quando il tiralatte viene utilizzato per avviare la produzione, ad esempio in caso di separazione alla nascita, oppure per stimolarla o ripristinarla dopo difficoltà iniziali, è particolarmente importante scegliere un modello più potente e performante.

Alcune sanitarie, grandi farmacie o catene di negozi per la prima infanzia consentono il noleggio di un tiralatte elettrico professionale, analogo a quelli disponibili nelle strutture sanitarie ospedaliere e troppo costoso per un acquisto a uso personale. Si tratta di tiralatte regolabili e progettati per garantire la massima efficienza grazie alla possibilità di stimolare contemporaneamente entrambe le mammelle, con un considerevole risparmio di tempo.

Consentono inoltre la massima igiene, grazie al fatto che utilizzano sempre un circuito chiuso: il latte non entra mai in contatto con il sistema interno del tiralatte, grazie a una barriera igienica. Questo li rende più sicuri e adatti alla condivisione, sia in contesti ospedalieri che in caso di noleggio, grazie all’utilizzo di un kit di parti per uso personale da collegare al motore, che si acquista separatamente. Sono generalmente la scelta migliore per chi deve avviare o mantenere una produzione abbondante, come nel caso di mamme di gemelli o bambini prematuri.

Mi è capitato di sperimentarne l’utilità e l’efficacia quando la mia seconda figlia è stata ospedalizzata per un rialzo febbrile nella sua terza settimana di vita: poter utilizzare un tiralatte professionale nelle lunghe ore di separazione è stato fondamentale per sostenere la produzione in un periodo ancora molto delicato per la calibrazione, e fornirle il nutrimento necessario senza ricorrere all’alimentazione artificiale.

Tiralatte indossabile

Le esigenze legate ai ritmi di vita sempre più frenetici e alla necessità o volontà di riprendere velocemente le attività sospese durante il puerperio hanno portato a una maggiore diffusione di modelli di tiralatte compatti, di piccole dimensioni, funzionali, facili da trasportare e da utilizzare anche nelle pause lavorative o durante gli spostamenti.

Una tipologia molto richiesta di tiralatte portatile è il tiralatte indossabile, che può essere utile perchi ha bisogno di estrarre latte mentre svolge altre attività e non riuscirebbe altrimenti a dedicare del tempo all’estrazione regolare. Si tratta di piccoli tiralatte senza fili, senza tubi, da inserire nel reggiseno per tirare il latte anche mentre si è in movimento, mantenendo le mani libere. Discreti e comodi, possono costituire un valido aiuto anche per chi ha più figli e deve districarsi tra le diverse esigenze della famiglia.

Tuttavia, l’efficacia di un tiralatte indossabile può variare molto da modello a modello, così come la disponibilità o meno di diverse misure di coppa, e può risultare un ausilio insufficiente per l’avvio dell’allattamento o per incrementare la produzione.

Cosa considerare prima dell’acquisto

Scegliere un tiralatte non significa soltanto decidere tra un modello manuale o elettrico. Esistono infatti diverse caratteristiche tecniche e funzionali che possono influenzare in modo significativo l’esperienza di estrazione, la sicurezza igienica e l’efficacia del dispositivo.

Prima dell’acquisto, è quindi importante poter consultare la scheda tecnica e valutare con attenzione alcuni aspetti chiave.

Sistema a circuito chiuso o aperto

Come abbiamo visto, i tiralatte ospedalieri sono dotati di un sistema chiuso. Questo non è sempre vero nel caso degli altri tiralatte. Se non è presente una barriera e il motore e il kit di raccolta sono collegati direttamente, ci troviamo di fronte a un sistema aperto, in cui latte e aria possono entrare a contatto diretto con il motore.

Il fatto che il motore di un tiralatte sia separato dal kit di raccolta non definisce invece automaticamente se il sistema sia chiuso o aperto. La differenza sta nella presenza o meno di una barriera, generalmente una membrana o un diaframma, che impedisce l’ingresso nelle parti meccaniche interne, che non possono essere sterilizzate, prevenendo la contaminazione e la formazione di muffa o batteri.

Nel caso di tiralatte a circuito aperto, per garantire la corretta igiene e sicurezza è fondamentale limitarsi a un uso esclusivamente personale e non prendere in prestito o condividere il tiralatte con altre mamme, neanche a seguito di lavaggio e igienizzazione. Altrettanto importante è la corretta pulizia del kit di raccolta del latte (tubo e coppa) prima di un nuovo utilizzo.

Funzionamento manuale, semiautomatico o automatico

Come abbiamo visto, nei tiralatte manuali la mamma regola direttamente forza e ritmo della suzione, adattandoli alle proprie sensazioni. I tiralatte elettrici, invece, consentono la modulazione dell’intensità di aspirazione e la scelta tra diverse modalità di riproduzione della suzione, con la seguente differenza:

  • I tiralatte semiautomatici, pur essendo dotati di motore elettrico, richiedono l’intervento attivo della mamma per regolare manualmente parametri come velocità e intensità della suzione, tramite pulsanti, leve o manopole. Offrono una buona personalizzazione, ma necessitano di maggiore attenzione durante l’uso.
  • I tiralatte automatici, invece, gestiscono in autonomia l’intero processo, passando automaticamente dalla fase di stimolazione a quella di estrazione senza bisogno di regolazioni manuali. Sono ideali per chi cerca praticità e continuità, ma non consentono alcuna modulazione dell’esperienza.

Tiralatte singolo o doppio H3

Il tiralatte doppio permette di stimolare entrambe le mammelle contemporaneamente, come abbiamo visto per i modelli professionali. È una soluzione preziosa se si ha la necessità di estrarre spesso, magari per via del rientro al lavoro, o se si sta allattando due gemelli e ogni minuto conta. Non tutte le mamme, però, lo trovano comodo. Se vi piace tenere il bambino vicino durante l’estrazione (magari allattarlo da un seno mentre si estrae latte dall’altro), il tiralatte singolo è senz’altro più adatto.

Misura della coppa

La misura della coppa è uno degli aspetti più importanti nella scelta di un tiralatte, eppure viene spesso sottovalutata. Una misura non adeguata può compromettere l’efficacia dell’estrazione e causare fastidi come dolore, ragadi o ingorghi.
Una coppa troppo piccola comprime il capezzolo, ostacolando il flusso del latte; una troppo grande non crea il vuoto necessario e può aspirare anche l’areola, provocando sfregamenti e riducendo l’efficacia.

Per scegliere la misura giusta, si può iniziare misurando il diametro del capezzolo (escludendo l’areola) con un righello o un metro a nastro. Aggiungere poi circa 3-4 mm (ad esempio, se il capezzolo misura 16 mm, la coppa ideale sarà tra 19 e 20 mm).
Quando provate la coppa, centrate bene il capezzolo e regolate il livello di vuoto fino al massimo confortevole. Durante l’estrazione, il capezzolo deve muoversi liberamente nel condotto senza sfregare contro le pareti. Se avvertite attrito o pressione eccessiva, la coppa è probabilmente troppo piccola. Attenzione però: se l’areola viene aspirata nel condotto, il problema è opposto, la coppa è troppo grande.
La misura ideale può variare nel tempo, in base all’elasticità della pelle, alla frequenza d’uso e alla pressione del vuoto. È normale che le due mammelle richiedano misure diverse, quindi meglio scegliere un tiralatte che consenta flessibilità.

Alcuni produttori offrono diverse misure, includendo talora più opzioni nella confezione base, e si possono acquistare separatamente riduttori compatibili con alcune marche principali di tiralatte per una maggiore personalizzazione. I modelli di coppa “universali”, pensati per adattarsi a qualsiasi mammella, raramente garantiscono un comfort ottimale.
Per qualsiasi dubbio, una consulente IBCLC può aiutare a individuare la misura più adatta.

Acquisto o noleggio: costi e opportunità

I costi per l’acquisto di un tiralatte possono variare notevolmente: si va dai modelli manuali da circa 30 € fino ai professionali che possono superare i 3.000€.
Per chi ha bisogno di uno strumento potente ma solo per un periodo limitato, il noleggio è una soluzione intelligente e conveniente. Il costo del noleggio si aggira intorno a 2-3 € al giorno, con la possibilità di ottenere sconti mensili presso molte farmacie, sanitarie e ospedali. Le principali aziende produttrici offrono informazioni sui punti di noleggio più vicini, ed è possibile contattarle direttamente.

Quando usare il tiralatte?

Avete già messo il tiralatte tra i consigli di regali per la nascita o nella vostra lista degli acquisti pre-parto? È una scelta comune, ma spesso prematura. Come abbiamo visto, la tipologia di tiralatte dipende dall’obiettivo d’uso, e in molti casi potrebbe non servire affatto. Prima di acquistarlo, è importante capire quando e perché usarlo, valutando le proprie esigenze reali e il contesto in cui ci si troverà. Vediamo allora alcune delle situazioni in cui il tiralatte può rivelarsi utile:

Difficoltà di allattamento

Possono esserci diverse motivazioni alla base di una difficoltà di allattamento. Neonati prematuri, di basso peso o con patologie o difficoltà di suzione, possono non riuscire a poppare efficacemente.

Una separazione alla nascita può rendere più complesso per mamma e bambino avviare la produzione. In generale, possono emergere problematiche di posizionamento, attacco e suzione che vanno valutate e affrontate con l’aiuto di una consulente IBCLC, per individuare e risolvere la causa alla radice.

Nel frattempo, il tiralatte può aiutare a stimolare e mantenere la produzione, offrendo al bambino latte materno anche in assenza di poppate dirette.
Ricordiamoci che affrontare una difficoltà non è un segno di debolezza, ma un atto di cura. Chiedere aiuto è il primo passo per ritrovare serenità. Il tiralatte può essere un supporto concreto per nutrire il bambino e mantenere la relazione di allattamento, anche in forma diversa da quella immaginata, preservando la possibilità di tornare al seno quando le condizioni lo consentono.

Problemi al seno

Le problematiche al seno – come ragadi, dolore o ingorghi – non sono semplici “incidenti di percorso”: spesso indicano che qualcosa non va nell’attacco o nella gestione dell’allattamento. Le ragadi, in particolare, sono un segnale che merita attenzione.

Tiralatte e ragadi non vanno d’accordo: in caso di lesioni dolorose del capezzolo o dell’areola, è preferibile la spremitura manuale, per evitare ulteriori traumi. Affrontare l’allattamento provando dolore può essere frustrante e scoraggiante.

Più complessa è la relazione tra tiralatte e ingorgo mammario. Il bambino potrebbe faticare ad attaccarsi a causa della tensione, o ad estrarre il latte il cui flusso è bloccato dall’ingorgo. Ebbene, il tiralatte può aiutare a sbloccare la situazione quando non si riesce a intervenire con una spremitura manuale, ma è fondamentale sapere come utilizzarlo, per evitare al contrario di provocare un peggioramento.

Drenare troppo la mammella, cioè cercare di svuotarla completamente, può dare un sollievo momentaneo, ma rischia di aumentare la produzione di latte e peggiorare l’infiammazione. La strategia più efficace è continuare ad allattare in modo naturale, seguendo i ritmi del bambino, senza cercare di “svuotare” la mammella o aggredirla con massaggi troppo vigorosi.
In fase acuta, si può trovare sollievo con piccoli gesti: una spremitura manuale delicata, impacchi freddi, un massaggio linfatico leggero per migliorare la circolazione e, se necessario, farmaci antinfiammatori prescritti.

È importante evitare indumenti stretti e non ricorrere all’utilizzo di ciucci, tettarelle o integrazioni non necessarie, che possono alterare il meccanismo di domanda-offerta.
Il tiralatte, se usato con consapevolezza, può essere utile in alcune fasi, ma non sostituisce l’intervento mirato sulle cause. Per questo, chiedere aiuto, prendersi cura di sé e ricevere sostegno pratico restano passi fondamentali per superare queste difficoltà.

Necessità di avviare o aumentare la produzione

Ci sono momenti in cui è necessario stimolare attivamente la produzione di latte: all’inizio dell’allattamento, se la montata lattea tarda ad arrivare o risulta debole, oppure più avanti, se si desidera aumentare la quantità di latte disponibile. So bene quanto possa essere difficile convivere con il timore di non produrre abbastanza latte. 

Ebbene, come usare il tiralatte per aumentare il latte? Se non è ancora arrivata la montata lattea, il tiralatte è da evitare: meglio la spremitura manuale. Nelle altre circostanze, la regolarità delle estrazioni è la chiave: ritmi frequenti e ben distribuiti inviano al corpo il segnale di “richiesta” di latte. Sebbene i primi 40 giorni dopo il parto, detti “di calibrazione”, siano il periodo più ricettivo agli stimoli, è possibile ottenere buoni risultati anche al di fuori di questa finestra temporale. Basti pensare al caso dell’induzione della lattazione in contesti di adozione o famiglie omogenitoriali: attraverso estrazioni regolari, molte persone riescono ad avviare la produzione in 6-8 settimane, pur senza aver partorito.

Rientro al lavoro della mamma o ambientamento al nido

L’uso del tiralatte permette di offrire latte materno anche durante le ore di assenza, mantenere la produzione e vivere il distacco con maggiore serenità.
Non è necessario riempire il freezer. È sufficiente organizzarsi con una piccola scorta per i primi due giorni di distacco, e poi proseguire con costanza.

Una consulente può aiutare a definire i ritmi e le modalità più opportune per le estrazioni, in base alla routine quotidiana, alla durata del distacco, e all’età e alle esigenze del bambino. Con un po’ di supporto e organizzazione, anche il rientro al lavoro può diventare un’occasione per rafforzare la fiducia nelle proprie capacità e nella relazione con il proprio bambino.

Lo stesso vale in caso di ambientamento al nido: informarsi in anticipo sulla possibilità di lasciare il proprio latte alla struttura permette di scegliere un servizio che lo consenta, evitando di dover interrompere o modificare bruscamente l’allattamento e rendendo più armoniosa la transizione anche per il bambino.

Separazioni temporanee e usi occasionali

Anche in caso di separazioni brevi dal bambino, come un viaggio, un ricovero, una giornata fuori casa o un impegno lavorativo, il tiralatte può essere utile per raccogliere latte in anticipo e garantire continuità nell’allattamento.

In queste situazioni, se è necessario coprire più di una poppata, è importante non concentrare tutte le estrazioni in un tempo limitato. Meglio distribuirle nel tempo, magari sfruttando momenti in cui le mammelle sono più piene, per non causare disagio al bambino che si troverebbe altrimenti con un flusso meno immediato, ed evitare il rischio di iperproduzione, soprattutto quando la produzione non è ancora stabilizzata.

In caso di utilizzo sporadico, può essere utile anche un semplice tiralatte in silicone, che si applica su un seno per la raccolta passiva del latte che esce spontaneamente durante la poppata dall’altro seno. Pratico e delicato, è l’ideale per evitare gli sprechi.

Spremitura manuale: un’alternativa sempre disponibile

Prima di pensare all’acquisto di un tiralatte, si può considerare la possibilità di provare la spremitura manuale. È una tecnica semplice, economica e sempre accessibile, che può rivelarsi sorprendentemente efficace in molte situazioni. Non richiede strumenti né corrente elettrica ed è perfetta quando serve una soluzione immediata e naturale.

Può essere particolarmente utile:

  • nei primi giorni dopo il parto, per raccogliere il colostro (in questa fase il tiralatte non è indicato poiché il colostro è denso e prodotto in piccole quantità);
  • per dare sollievo a una mammella piena e dolorante, riducendo il rischio di ingorghi;
  • in assenza di tiralatte o corrente elettrica, perché le mani sono sempre con noi;
  • per esigenze occasionali.

Come si fa?

  • Lava bene le mani e utilizza un contenitore pulito e sterilizzato, meglio se con imboccatura larga.
  • Prima di iniziare, massaggia delicatamente il seno su tutta la sua superficie. Questo aiuta a stimolare il flusso di latte e il riflesso di emissione.
  • Poggia pollice sopra e indice sotto l’areola, a circa 2-3 cm dal capezzolo, formando una “C” (spremere direttamente il capezzolo è inefficace e può provocare traumi).
  • Premi delicatamente verso la cassa toracica, poi comprimi in avanti, senza far scivolare le dita sulla pelle.
  • Ripeti il movimento in modo regolare, senza staccare le dita, ruotando la posizione  delle stesse attorno al seno per svuotarlo in modo uniforme.
  • Spremi per 3-5 minuti per lato, anche più volte se necessario.

Tiralatte: tra marketing e necessità reale

Il mercato propone infinite varianti di tiralatte, e la pubblicità fa sembrare questo strumento indispensabile per ogni mamma. In realtà, non tutte ne hanno bisogno: la scelta dovrebbe partire dalle esigenze reali, non dalle promesse commerciali.

Nell’uso del tiralatte ci sono pro e contro. Come abbiamo visto, può essere un valido alleato in alcune situazioni: offre autonomia e flessibilità, permette di conservare il latte per momenti futuri e, soprattutto, aiuta a mantenere la produzione quando l’allattamento diretto è difficoltoso. Integrare con latte materno, anziché con formula, consente di preservare la produzione riducendo il rischio di cali progressivi, e facilita il ritorno al seno una volta risolte le problematiche di allattamento, soprattutto se si presta attenzione alle modalità di somministrazione. 

Tuttavia, il suo utilizzo non è sempre intuitivo e può generare stress, ansia o frustrazione. Mancano il contatto pelle a pelle, la stimolazione ormonale e il comfort emotivo che solo una poppata diretta può offrire.

Infine, il tiralatte ha delle controindicazioni: non va usato in presenza di ragadi aperte e dolorose, mastiti non trattate, stress, o se l’uso improprio causa dolore o peggiora un ingorgo. In questi casi, meglio evitare il fai da te con il tiralatte e trovare un sostegno competente per tutelare la relazione e la salute.

Come usare il tiralatte correttamente

In caso di allattamento esclusivo con tiralatte, ovvero nel caso in cui il latte materno estratto è l’unica fonte di nutrimento, è possibile nutrire “a richiesta” il proprio bambino, senza schemi rigidi, seguendo i segnali di fame e sazietà del piccolo, a patto di prestare attenzione alle modalità di somministrazione. 

Se invece si opta per un allattamento misto con tiralatte, combinando poppate dirette, latte tirato e formula artificiale, attenzione a non eccedere con le integrazioni: potrebbe comportare una riduzione della richiesta al seno. In entrambi i casi, il supporto di una consulente IBCLC può essere prezioso.

Ma quando iniziare a usare il tiralatte? Nelle prime 48-72 ore dopo il parto non è indicato: meglio la spremitura manuale del colostro, da avviare entro 6 ore dal parto in caso di allattamento ritardato o sospeso. Dopo la montata lattea, un tiralatte elettrico di tipo ospedaliero aiuta a raccogliere latte e stimolare la produzione.

La produzione inizia a stabilizzarsi dopo la prima settimana, e può calare dopo due settimane se non stimolata. Tuttavia, il periodo di calibrazione dura tutto il puerperio: con il giusto supporto, è possibile incrementare almeno in parte la produzione anche più avanti. Come riferimento, un obiettivo iniziale è raggiungere una produzione di circa 600 ml al giorno entro 10 giorni dal parto.

Ad allattamento avviato, con una produzione già calibrata, se necessario tirare il latte prima del rientro a lavoro è sufficiente iniziare con un paio di settimane di anticipo. Per separazioni occasionali, dipende da quanta scorta è necessaria e dalla durata del distacco.

Quanto dura una sessione? Mentre con un tiralatte doppio bastano in genere 15-20 minuti, con un attacco singolo va considerata almeno mezz’ora, alternando le due mammelle per migliorare l’efficacia. Per aumentare la produzione di latte, è utile prevedere anche una prima sessione mattutina più lunga, sfruttando il flusso più abbondante al risveglio.

In base all’obiettivo, si può programmare ogni quante ore usare il tiralatte nell’arco della giornata:

  • Per un uso occasionale è preferibile limitarsi a una sola sessione al giorno.
  • In caso di rientro al lavoro, è opportuno tirare il latte in sostituzione delle poppate mancate, modulando le sessioni in base alle ore di assenza: per meno di quattro ore spesso non è necessario, salvo che il seno sia molto teso; per assenze di 4-6 ore è indicata almeno una sessione, idealmente due o tre ore dopo l’ultima poppata; per assenze di otto ore conviene programmare più estrazioni per mantenere la produzione e creare scorte.
  • Quando il tiralatte sostituisce completamente le poppate, nelle prime settimane occorre prevedere almeno 8-10 sessioni nelle 24 ore: ogni due ore e mezza di giorno (6-8 sessioni) e due sessioni notturne, con una pausa massima di 5-6 ore. Una volta stabilizzata la produzione, sarà la capacità di immagazzinamento del seno a determinare la frequenza.
  • se il tiralatte serve per integrare le poppate e stimolare una produzione insufficiente, è consigliabile usarlo subito dopo ogni poppata, anche se la quantità estratta è minima: il drenaggio completo invia al seno il segnale di produrre di più. 
  • Quando l’allattamento è sospeso solo per pochi giorni, è importante mantenere la stessa frequenza delle poppate abituali, e seguire le stesse indicazioni fornite per il rientro a lavoro.

Come conservare il latte materno estratto

Una volta raccolto il latte, se non è possibile o non si desidera darlo subito al bambino, è possibile conservarlo in diversi modi, senza perdere anticorpi, nutrienti e antiossidanti e senza rischi per la sicurezza:

  • A temperatura ambiente, per 4-6 ore.
  • In frigo, nella parte fredda (< 4° C), per 4-8 giorni. Si può utilizzare un unico contenitore per il latte raccolto in diverse sessioni nelle 24 ore, a patto di raffreddarlo separatamente prima di unirlo. Per riscaldarlo è sufficiente tenere il contenitore sotto l’acqua corrente calda o immergerlo in una pentola d’acqua già calda (non direttamente sul fuoco). Attenzione, evitare il microonde: può distruggere i nutrienti e il riscaldamento non uniforme può creare punti caldi pericolosi.
  • In congelatore, fino a 3-6 mesi nel retro del congelatore (fino a 12 mesi se il congelatore è separato dal frigorifero). Anche surgelato, il latte conserva tutte le proprietà nutritive e diversi anticorpi, che vanno riducendosi con la durata del congelamento. È consigliabile comunque offrire prima il latte refrigerato quando disponibile, e in ultimo quello surgelato, a partire da quello tirato da più tempo. Per scongelarlo basterà tenerlo una notte in frigorifero o metterlo sotto l’acqua corrente aumentando progressivamente la temperatura.

Una volta scongelato, il latte si conserva in frigorifero ma va consumato entro 24 ore. Naturalmente, il latte scongelato non va mai ricongelato: potrebbe perdere nutrienti ed esporre al rischio di proliferazione batterica.

Il latte estratto può essere raccolto in qualsiasi contenitore pulito, ma è importante che sia a tenuta ermetica per garantire la corretta conservazione.
Per raccogliere il latte direttamente e senza travasi, riducendo il rischio di contaminazioni, si può optare per i tiralatte con contenitori integrati, che possono poi essere staccati e chiusi con dei coperchi per la conservazione, e i tiralatte biberon, in cui il latte viene estratto direttamente in un biberon compatibile, pronto per essere offerto al bambino.
Anche i contenitori per il tiralatte in vetro sono una buona soluzione, durevole e igienica, mentre sarebbe meglio evitare la plastica con BPA o BPS. Esistono inoltre bottigliette o sacchetti usa e getta prodotti appositamente e specificamente per il latte materno.

Una buona pratica per evitare gli sprechi è quella di raccogliere il latte in piccole quantità prima del surgelamento (30-60 ml). In ogni caso, è bene eliminare l’aria prima di sigillare e non riempire fino all’orlo, lasciando almeno 2-3 cm di spazio per consentire la normale espansione durante il congelamento.

Pulire e sterilizzare il tiralatte

Pulire e sterilizzare il tiralatte è un gesto semplice che protegge la salute del tuo bambino. Dopo ogni utilizzo, iniziate lavando bene le mani e smontate tutte le parti che sono entrate in contatto con il latte: coppe, bottiglie, valvole e membrane. Sciacquate subito sotto acqua corrente per eliminare i residui e poi lavate con acqua calda e sapone neutro, usando una spazzolina dedicata per raggiungere ogni angolo. Ricordate di rimuovere valvola e membrana per una pulizia profonda, perché sono i punti dove si accumulano più residui. Una volta lavate, lasciate asciugare le parti all’aria su un panno pulito, senza strofinare, per evitare contaminazioni.

Oltre alla pulizia quotidiana, è importante sterilizzare il tiralatte almeno una volta al giorno, oppure dopo ogni utilizzo se si è in ospedale o il bambino è prematuro. Si può fare con diversi metodi: bollitura per 3 minuti, sterilizzatore a vapore o microonde, oppure lavastoviglie se le parti sono compatibili e resistono alle alte temperature.

Per quanto riguarda i tubi, la regola è semplice: non vanno lavati né sterilizzati, a meno che non siano entrati in contatto con il latte. Questo può accadere nei tiralatte a sistema aperto, dove non è presente una barriera tra il motore e il kit di raccolta. In questi casi, è fondamentale pulire e sterilizzare anche il tubo seguendo le indicazioni del produttore, perché latte e umidità possono favorire la formazione di muffa o batteri. Se invece il tiralatte è a sistema chiuso, i tubi non richiedono sterilizzazione perché il latte non li raggiunge.

Occorre controllare sempre le istruzioni del produttore, perché alcuni materiali non sopportano temperature elevate. Dopo la sterilizzazione, conservate le parti asciutte in un contenitore chiuso e pulito per evitare contaminazioni. Bastano pochi minuti al giorno per garantire igiene e sicurezza in ogni estrazione, e per sentirvi tranquille mentre nutrite il vostro bambino.

Bibliografia
  1. Academy of Breastfeeding Medicine, “Protocol #8: Human Milk Storage Guidelines”, bfmed.org, 2017.

  2. Academy of Breastfeeding Medicine, “Protocol #36: Breastfeeding and Breast Milk Handling in Special Circumstances”, bfmed.org, 2022.

  3. Giulia Chiari, “Allattamento o formula?”, Genitori e Figli – EMSE, 26ª uscita, 18 luglio 2023.

  4. Kerstin Uvnäs Moberg, Ossitocina. L’ormone dell’amore, Il Leone Verde, Torino, 2011.

  5. La Leche League Italia, “Tabella di conservazione del latte materno”, llli.it, 2023.

  6. Centers for Disease Control and Prevention (CDC), “Breastfeeding Frequently Asked Questions (FAQ)”, cdc.gov, settembre 2025.

Articolo pubblicato il 04/12/2025 e aggiornato il 04/12/2025
Immagine in apertura Aliseenko / iStock

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