Come aumentare la produzione di latte materno?

Sono pochi i casi in cui il latte materno non è sufficiente per il neonato, ma esistono diverse condizioni che possono richiedere degli accorgimenti per aumentarne la produzione

Giada Barbirato , ostetrica
madre allatta neonato per aumentare latte

Per le donne che scelgono consapevolmente di allattare non è sempre facile valutare il fabbisogno del proprio bambino e sono molti i dubbi in merito alla produzione del latte. «Sarà sufficiente per mio figlio?… Come faccio a sapere se ho poco latte?». Sono queste le domande più comuni, soprattutto nelle prime settimane dopo il parto.

Subito dopo la nascita del bambino, si avvia un meccanismo complesso e affascinante chiamato “lattazione”: la produzione del latte si avvia e si regola in base alle richieste del bambino, e questo spiega perché è fondamentale che il neonato si attacchi fin da subito dopo il parto e a richiesta. Ciò non significa che non sia possibile aumentare la produzione del latte materno in un secondo momento, nel caso in cui ce ne fosse bisogno e la donna lo desiderasse.

In alcuni casi, come un parto difficoltoso, una complicanza, un parto prematuro, o per esigenze individuali, in cui per esempio il primo incontro tra la donna e il neonato viene ritardato, è possibile attuare delle strategie per stimolare la produzione del colostro prima, e aumentare la produzione del latte maturo poi, senza l’esigenza assoluta di ricorrere a integrazioni. Esistono inoltre dei segnali importanti che aiutano a capire se il bambino sta assumendo sufficienti quantità di latte. Conoscerli può dare uno strumento di consapevolezza e conseguente serenità ai genitori. 

Cosa influenza la produzione del latte materno

Sono essenzialmente due gli ormoni che danno vita al processo della lattazione: la prolattina e l’ossitocina. Verso la fine della gravidanza, e in modo più efficace dopo il distacco della placenta, l’ipofisi (una ghiandola posta sotto la base dell’encefalo) rilascia livelli più alti di prolattina che verrà poi regolata grazie ai segnali che il cervello riceve attraverso la suzione del bambino. In questo modo, a partire dalla nascita, più il neonato si attaccherà al seno e più latte verrà prodotto in base alle sue esigenze specifiche.

La fuoriuscita del latte dai dotti del seno è stimolata dalla suzione del neonato che stimola l’ossitocina. Quest’ultima ha un ruolo importante per il successo dell’allattamento, e il suo rilascio è incentivato da situazioni di benessere. Per poter allattare con serenità, la donna ha infatti bisogno di un ambiente favorevole, di riposo, di aiuto concreto e supporto dalle persone vicine.

Per capire meglio il meccanismo della produzione del latte materno possiamo immaginare il seno come un serbatoio: a mano a mano che viene svuotato grazie alla suzione e a poppate frequenti, viene nuovamente riempito in base alle esigenze individuali del piccolo. Per questo motivo si parla di allattamento a richiesta, dal momento che ogni bambino “richiede” di ciucciare in base ai propri bisogni e se la mamma lo asseconda, attaccandolo al seno, produrrà proprio la quantità di latte necessaria al suo piccolo: un meccanismo “perfetto”!

Cosa influenza quindi la produzione del latte e che fare se si ha poco latte? Principalmente la produzione di ossitocina e prolattina è favorita da:

  • supporto alla donna fin dalla nascita del bambino;
  • contatto pelle a pelle;
  • riposo adeguato e idratazione;
  • poppate frequenti secondo le richieste del neonato;
  • stimolazione del seno con massaggio, stimolazione manuale, uso del tiralatte manuale ed elettrico (solo in situazioni specifiche, valutate con un professionista).

E se non ho abbastanza latte?

Innanzitutto è importante capire da cosa nasce il dubbio sulla quantità del latte materno prodotto. Il benessere di un neonato deve essere valutato secondo diversi parametri che non riguardano soltanto il suo peso. 

Per capire se un neonato, in condizioni di fisiologia, assume una quantità sufficiente di latte, e quindi vedere se effettivamente il latte materno non basta, è possibile verificare la presenza o meno anche di altri segnali di benessere, attraverso la semplice osservazione:

  • ha un bel colorito roseo;
  • alterna momenti di reattività a momenti di riposo;
  •  bagna almeno di 5/6 pannolini di pipì trasparente ogni 24 ore;
  •  sporca il pannolino di feci color ocra/giallo semi liquide con una certa regolarità (non necessariamente tutti i giorni);
  • l’attacco al seno non è doloroso, si sente il rumore della deglutizione durante le poppate che sono  frequenti (8-12 tra giorno e notte).

È importante sapere che la crescita del bambino nel corso delle settimane non è sempre costante. I primi sette giorni il neonato può infatti subire un calo fisiologico fino al 10% del proprio peso, per poi recuperare il peso della nascita entro 15-20 giorni. Intorno al quarto mese, per esempio, vi può essere un rallentamento fisiologico della crescita del neonato che non deve destare preoccupazione.

Esistono inoltre gli scatti di crescita, fasi in cui il bambino può sembrare affamato per cui chiede di essere allattato molto più spesso. Questo non significa che la donna non produca abbastanza latte, ma semplicemente che il bambino, con le sue maggiori richieste, sta stimolando un aumento della prolattina in modo da aumentare la produzione di latte con un meccanismo di autoregolazione.
Ricordiamo che un seno poco teso e all’apparenza sgonfio, al contrario di quanto potremmo pensare, rappresenta generalmente un seno che ha raggiunto un ottimo equilibrio tra produzione e offerta.

Quando il pediatra, l’ostetrica o un professionista specializzato, valuta la necessità di dovere aumentare la produzione del latte materno, la donna può essere sostenuta attraverso alcune strategie. Ecco cosa fare di fronte a una scarsa produzione di latte materno: 

  • attaccare più spesso il bambino aumentando il numero di poppate giornaliere;
  • spremere manualmente il seno dopo averlo massaggiato (il latte raccolto può essere dato al neonato attraverso una siringa senza ago, un cucchiaino, una tazzina…);
  • mettere il bambino a contatto pelle a pelle sul corpo della mamma;
  • usare il tiralatte, solo nel caso in cui non risulta efficace la spremitura manuale, per stimolare la produzione di latte.

Nel caso in cui la donna voglia aumentare la produzione per mettere da parte delle scorte di latte materno, come nel caso di madri con bambini nati prematuri o donne che si assentano per alcune ore della giornata, è consigliata la spremitura manuale o, in alternativa, bisogna munirsi di un tiralatte. Se l’esigenza è occasionale, è possibile utilizzare un tiralatte manuale o elettrico, nel caso ci sia la necessità di mettere da parte scorte di latte con regolarità è più pratico utilizzare un kit che consenta il tiraggio da entrambi i seni – con una misura di coppa adeguata. 
Nel caso di patologie specifiche è importante la valutazione da parte di personale medico qualificato.

Esistono poi dei casi in cui è necessario un supplemento di una formula artificiale. Possono dipendere dal neonato (casi specifici di ipoglicemia, perdita di peso documentata o malattie metaboliche che richiedono integrazioni specifiche) o dalla madre (insufficienza ghiandolare primaria, patologie mammarie anatomiche o per precedenti interventi, assunzione di alcune terapie farmacologiche incompatibili con l’allattamento).

Su prescrizione medica, in casi di scarsa secrezione di latte dovuta a problemi anatomici (evento rarissimo che può interessare circa l’1% delle donne), o per altre indicazioni cliniche particolari, esiste la possibilità di assumere una terapia a base di farmaci galattogoghi, come il domperidone. In merito alla loro efficacia gli studi sono però contrastanti e non hanno ancora fornito risposte definitive. I galattogoghi possono essere utili, secondo l’American Breastfeeding Medicine, nel caso per esempio di insufficiente produzione del latte per patologie mammarie di tipo anatomico, ma anche in quelle circostanze in cui si voglia riprendere l’allattamento dopo periodi prolungati di sospensione, o per mamme che hanno adottato neonati, tenendo conto che ad oggi non ci sono ancora evidenze scientifiche chiare e conclusive. 

Esistono dei cibi che favoriscono la produzione di latte?

Esistono alimenti che aumentano la produzione di latte? Oppure comportamenti che ne influenzano la quantità e la qualità? Anche su questa tematica non esistono dati scientifici sufficientemente chiari.

Secondo il parere di alcuni, tisane di semi di finocchio o di anice oppure integratori a base di fieno greco, galega o cardo mariano, aumenterebbero la produzione di latte. Capita spesso che alle mamme venga consigliato o pubblicizzato di assumere integratori o simili che “farebbero bene” alla produzione di latte materno. Ma come sappiamo i farmaci vanno utilizzati se esistono prove documentate di efficacia e, come già detto, gli studi sono limitati ed è importante evitare l’assunzione in modalità “fai da te”. Le uniche raccomandazioni valide in merito all’alimentazione sono le seguenti:

  1. Mantenere un’alimentazione varia e sana.
  2. Bere acqua in modo da mantenere un buon stato di idratazione.

Considerando che, in condizioni fisiologiche, la miglior cosa che si può fare per stimolare la produzione di latte è favorire la suzione stessa, dunque l’incontro tra mamma e bambino, tutti gli atti di cura e aiuto verso la donna che allatta sono fondamentali. Tra questi trovare un pasto pronto (preparato magari dal partner, da un familiare o da una persona amica…) e assumere alimenti sani e gustosi può avere un effetto placebo e aiutare la donna a essere più serena e rilassata e, dunque, a produrre l’ossitocina.

Aumentare il latte materno, nei casi in cui vi sia l’esigenza di farlo, non dovrebbe rappresentare una fonte di stress per la donna. L’allattamento al seno esclusivo è sì una modalità di nutrimento raccomandata dalle società scientifiche, ma sempre nel rispetto del benessere della diade mamma-bambino. Genitori informati sui meccanismi della lattazione e sui fattori che possono aumentare la produzione del latte materno, primo fra tutti la stimolazione frequente al seno, e accompagnati da operatori sanitari competenti  prenderanno, anche rispetto alla nutrizione del loro bambino, scelte individuali e consapevoli. 

Giada Barbirato

Ostetrica e giornalista scientifica, lavora attualmente nella Sala Parto dell’Ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia, dove si occupa dell’assistenza al travaglio e al parto fisiologici e dell’assistenza neonatale e nel puerperio.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 13/10/2022 e aggiornato il 17/10/2022
Immagine in apertura Courtney Hale / iStock

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