Prolattina: come è prodotta e perché è importante in allattamento

La prolattina è un ormone che regola la produzione di latte e permette al corpo di rispondere alle richieste nutritive del neonato e del lattante. Alcuni fattori comportano una diminuzione dei livelli nel sangue, mentre altri ne aiutano la produzione

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Margherita Borgatti , ostetrica e docente
mamma allatta bambino

La prolattina, anche detta lattotropina, è un ormone che ha il ruolo di indurre e regolare la produzione di latte da parte delle ghiandole mammarie, influenzata da fattori stimolanti e inibenti. Al processo di lattazione, oltre alla prolattina, partecipano anche altri ormoni, tra i quali l’ossitocina, il cortisolo e la dopamina.  

Condizioni di stress prolungato determinano un aumento del cortisolo, l’ormone dello stress, che a sua volta porta a una riduzione dei livelli di prolattina. Al tempo stesso stress, dolore e disagio inibiscono anche la secrezione di ossitocina, altro ormone che abbiamo detto essere necessario per la produzione del latte materno. Il flusso di latte materno dipende infatti in parte anche dalle emozioni, dai sentimenti e dalle sensazioni della mamma.  

In questo articolo scopriremo come funziona la produzione di prolattina in allattamento, quando i valori aumentano e per quali ragioni i livelli di questo ormone si alzano o abbassano durante le varie fasi della gravidanza.

Come funziona la produzione di prolattina?

I meccanismi umorali e neurali coinvolti nell’allattamento sono complessi.  La prolattina viene rilasciata da una ghiandola, chiamata ipofisi, e ha il compito di iniziare e mantenere la produzione del latte

Ogni volta che il bambino o la bambina si attacca al seno, i livelli di prolattina crescono repentinamente nel sangue. Il movimento della suzione del neonato determina infatti la stimolazione delle terminazioni nervose che si trovano sul capezzolo. In questa parte del seno sono presenti dei recettori che stimolano  la secrezione di ormoni quali l’ossitocina e prolattina, regolando quindi la produzione di latte. Per avviare e mantenere la produzione di latte, quando mamma e neonato sono separati e non è possibile l’attacco al seno, è possibile stimolare il seno tramite la spremitura manuale o mediante l’utilizzo del tiralatte. È importante però tenere presente che queste metodiche non sono efficaci quanto possono esserlo la bocca e la suzione del bambino. 

Molte donne tuttavia hanno paura di non avere abbastanza latte, paradossalmente proprio perché il piccolo viene allattato esclusivamente al seno, con poppate frequenti nell’arco e quindi hanno il timore di non riuscire a soddisfare le richieste del neonato o di rispondervi solo in parte. Non è necessario però preoccuparsi, anzi potete stare molto tranquille, dal momento che più spesso il bambino o la bambina si attacca al seno, stimolandolo e più l’ipofisi rilascerà prolattina: questo spiega perché la produzione del latte dipende dalla legge della domanda e dell’offerta. Proprio per tale meccanismo è molto importante allattare il neonato a richiesta. È necessario tenere a mente che nei primi giorni un neonato tende a poppare a intervalli di 1-3 ore, ma le poppate possono essere anche più frequenti. 

La frequenza e la durata delle poppate devono essere determinate dai bisogni e dai segnali del bambino. È proprio la richiesta del seno da parte del neonato a garantire il mantenimento della produzione del latte e la stabilità dei valori della prolattina. 
Tuttavia alcuni bambini sono molto tranquilli e aspettano per essere allattati: in questi casi è necessario svegliare i bambini approfittando dei momenti di sonno leggero, tenendoli a contatto pelle a pelle con la mamma, per stimolarli a poppare spesso. Approssimativamente il numero di poppate dovrebbe essere di circa 8-12 nell’arco delle 24 ore.

Poppate frequenti ed efficaci stimolano la produzione di latte. Per fare un esempio, se ci si trova ad allattare due gemelli, gli ormoni permetteranno di produrre abbastanza latte per soddisfare entrambi, se ai due gemelli verrà offerto il seno ogni volta che lo richiedono: in questo caso verrà prodotto la quantità di latte sufficiente per la nutrizione di entrambi. 

Tra le funzioni della prolattina vi è inoltre quella di bloccare l’ovulazione  in quanto determina un abbassamento degli ormoni che regolano il ciclo mestruale (FSH e LH). Questo meccanismo può essere utilizzato per distanziare le nascite nei primi sei mesi dal parto e viene chiamato LAM (metodo dell’amenorrea da lattazione), ma per essere efficace si devono rispettare alcune condizioni, che potete approfondire in questo articolo.

Prolattina alta e prolattina bassa: cosa ci dicono sull’allattamento

La prolattina induce un senso di rilassamento nella madre, ha un ritmo circadiano e i suoi livelli in circolo aumentano nelle ore notturne, per cui le cellule della ghiandola mammaria producono una maggiore quantità di latte la notte.
La produzione di prolattina è infatti agevolata dal riposo e dall’assenza di luce. Poppate notturne frequenti facilitano l’incremento della produzione di latte e l’aumento di peso del tuo bambino. Questo spiega anche perché, se la notte il piccolo o la piccola si attacca al seno più spesso, la mattina seguente potresti avere l’impressione di avere più latte e avvertire il seno pieno.

E quali sono invece le cause di una prolattina bassa? Tra le cause di livelli bassi di prolattina vi è il forte consumo di tabacco, che in alcuni casi può determinare una riduzione dei livelli di questo ormone e di conseguenza della produzione di latte, specialmente nei primissimi giorni.
Un altro fattore che influenza negativamente il rilascio di prolattina è il Fattore di inibizione della lattazione (FIL), una proteina contenuta nel latte materno, quando il latte non viene rimosso dal seno. Se il latte prodotto non viene drenato, questa proteina si accumula impedendo che ne venga prodotto altro, così da proteggere il seno da ingorgo e altri problemi. 

Si tratta quindi di un meccanismo di difesa a tutti gli effetti che però porta progressivamente a rallentare la produzione di latte e a un abbassamento dei livelli di prolattina. Per questo motivo ricordati non soltanto di stimolare il seno, ma anche di svuotarlo dal latte prodotto grazie a poppate frequenti. Riduci quindi il più possibile  intervalli prolungati tra l’una e l’altra poppata, così da mantenere sempre elevata la secrezione di prolattina e ridurre il FIL.

Quali sono i valori della prolattina in allattamento?

Nelle ultime settimane di gravidanza e appena dopo il parto i livelli di prolattina sono particolarmente elevati, per diminuire progressivamente nelle settimane successive, rimanendo comunque molto alti durante tutto il periodo dell’allattamento. La prolattina entra in circolo dopo 15-20 minuti dall’inizio della poppata per produrre il latte necessario per la poppata successiva. 

La produzione di prolattina aumenta soprattutto tra la 10^ e la 20^ settimana di gravidanza, i livelli poi si riducono lentamente fino alla fine della gestazione, rimanendo comunque più elevati di 10-20 volte rispetto ai valori precedenti alla gravidanza. I valori della prolattina iniziano poi a diminuire tra i 15 e i 30 giorni dopo il parto.
Il rilascio della prolattina è molto variabile in ciascuno stadio dell’allattamento e in risposta alla suzione: come abbiamo detto suzioni frequenti (anche nelle ore notturne) sono associate a elevate concentrazioni di prolattina per 24 ore.

Servono degli esami per conoscere i valori della prolattina?

Beatrice è mamma di Mattia, un piccolo nato da pochi giorni, allattato a richiesta, che poppa con regolarità e soddisfazione. Beatrice ha però qualche dubbio sulla sua produzione di latte e si chiede se possa essere utile conoscere i livelli di prolattina nel sangue durante il periodo dell’allattamento, per capire se sia tutto nella norma. Come anticipato i livelli di prolattina nel sangue non sono sempre costanti: la concentrazione aumenta durante la notte, così come durante l’ovulazione, in gravidanza e in allattamento. 

In allattamento non è raccomandato il dosaggio della prolattina: più spesso si stimola il seno, tanto più l’ipofisi rilascerà questo ormone e non sono necessari esami per conoscere i valori precisi.

Al di fuori dello stato di gravidanza e del puerperio, l’aumento dei livelli di prolattina (iperprolattinemia) può essere causato dall’assunzione di alcuni farmaci (antidepressivi, antipertensivi, antinausea), da stress, disturbi del sonno ed esercizio fisico intenso. Nella donna questa condizione può manifestarsi con alterazioni del ciclo mestruale fino alla mancanza delle mestruazioni, perdita di latte dalle mammelle, irsutismo e difficoltà di portare a termine una gravidanza.
La diagnosi in questi casi si basa su un’analisi del sangue con la determinazione della prolattinemia, il prelievo deve essere fatto a riposo, possibilmente al mattino ed evitando situazioni di stress che potrebbero alterare il risultato. In presenza di sintomi specifici sarà il medico a consigliare l’esecuzione di questo esame. 

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Margherita Borgatti

Lavora come ostetrica negli ospedali bolognesi dal 2018 e conduce corsi di accompagnamento alla nascita. Dal 2020 è professoressa a contratto presso l’Università di Bologna, per il corso di Laurea in Ostetricia. Ha elaborato e coordinato un progetto, in collaborazione con l’Università di Bologna, di protezione e promozione dell’allattamento al seno, sostenendo a domicilio le mamme con difficoltà nell’avvio dell’allattamento.

Bibliografia
  • Cunnungham et al, Williams Ostetricia. Piccin, 2018
  • AA.VV., Fisiologia della nascita. Dai prodromi al post partum. Carocci Faber, 2016
  • UNICEF, Manuale del partecipante del corso di 20 ore per il personale della maternità. 2009
  • Catanzani T, Negri P, Allattare un gesto d’amore. Bonomi editore, 2020
  • Battaglia E, Fisiologia umana per le professioni sanitarie. McGrawHill, 2013
  • Catanzani T, Maghella P, Sartori M. Quaderni IAN. Incontri di accompagnamento alla nascita. Numeri Primi Editore, 2014
Articolo pubblicato il 29/09/2022 e aggiornato il 29/09/2022
Immagine in apertura Anastasiia Stiahailo / iStock

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