Durante il sonno i bambini possono assumere strani comportamenti, compiere movimenti involontari e manifestare forti emozioni. Questi fenomeni andranno considerati disordini clinici nel caso in cui siano all’origine di traumi fisici, oppure se l’interruzione del sonno provoca effetti nocivi, sia sulla salute del bambino (problemi di irritabilità, di attenzione, di comportamento e di apprendimento) sia a livello psicosociale (genitori stanchi durante il giorno, tensioni e difficoltà nelle relazioni familiari).
In generale, si tratta di comportamenti fisiologici, benigni, più frequenti nei bambini che negli adulti, e che quasi sempre scompaiono da soli o si riducono di frequenza e intensità con lo sviluppo. Alcuni hanno una dimostrata base genetica, per cui è probabile che siano comparsi in altri membri della famiglia.
La grande maggioranza dei bambini manifesta uno di questi disturbi in almeno un’occasione, in particolare tra i 2 e i 6 anni. Sarà opportuno parlarne col pediatra, o con un altro specialista, solo nei rari casi in cui siano particolarmente frequenti e creino problemi al bambino o alla famiglia.
Le parasonnie sono comportamenti che si manifestano al momento del passaggio da uno stato di sonno a un altro, inclusi l’addormentamento e il risveglio. Quelle associate alle fasi di sonno più profondo, o non-REM (in cui sono assenti i rapid eye movements, REM), sono i terrori notturni, il sonnambulismo, il sonniloquio (parlare nel sonno) e i risvegli confusionali. Si manifestano tipicamente nelle prime ore del sonno, quando prevalgono le fasi non-REM. Si tratta di fenomeni che possono spaventare i genitori, poiché il bambino sembra sveglio ma non riesce a entrare in relazione con l’adulto. Conoscerne le caratteristiche aiuta da un lato ad affrontarli con serenità e dall’altro a distinguerli da fenomeni non fisiologici, ad esempio l’epilessia.
Quando un bambino è colpito da terrore notturno, di solito dopo una o due ore di sonno, si siede improvvisamente sul letto e, pur continuando a dormire, piange e urla, con espressione spaventata e talvolta con sudorazione o tremori. L’episodio ha una durata molto variabile (fino a venti minuti), ma finirà prima se non viene interrotto e se si evita di interagire con il bambino, assicurandosi che non corra il rischio di farsi male. Una volta terminato l’episodio, il bambino ricomincerà a dormire tranquillamente. I terrori notturni sono più frequenti nei maschi, possono avvenire fin dai 12 mesi, ma compaiono più spesso a partire dai 18.
Nel sonnambulismo il bambino scende dal letto e cammina a occhi aperti. In genere non appare spaventato, talvolta compie gesti strani (per esempio fa la pipì in una scarpa), e l’episodio può durare da uno a trenta minuti. Contrariamente a quanto si pensa, non è pericoloso prendere il piccolo per mano e riaccompagnarlo a letto, che si svegli o meno.
Ci sono bambini che parlano nel sonno, e in rari casi adottano una tonalità e un timbro diversi dal solito, il che può allarmare i familiari, ma non è un fenomeno di cui preoccuparsi. I risvegli confusionali si possono verificare di notte o a causa di un risveglio forzato al mattino, oppure dopo un sonnellino. Il bambino sembra svegliarsi ma si comporta in modo strano, può apparire disorientato, non responsivo, pronuncia frasi senza senso o parla lentamente e biascicando.
In tutte queste situazioni il piccolo non è realmente sveglio, e quando si sveglierà sul serio (a fatica) non ricorderà l’episodio, così come al mattino. Se non è cosciente e si muove, è importante assicurarsi che non corra pericoli fisici.
Ci sono poi le parasonnie delle fasi REM del sonno, che si verificano più spesso nella seconda parte della notte. Le più frequenti sono gli incubi, sogni che spaventano il bambino e ne causano il risveglio improvviso. In questo caso il piccolo è cosciente, cerca il conforto dei genitori per calmarsi e al mattino ricorderà l’episodio. Gli incubi compaiono intorno ai 2 anni, spesso tra i 24 e i 36 mesi.
Più rara, o meno riportata in età infantile, è la paralisi ricorrente nel sonno, che consiste nella percezione di essersi svegliati ma di non potersi muovere, e talvolta è accompagnata da allucinazioni, raccontate come parte di un sogno. Esistono altre parasonnie che non hanno un chiaro collegamento con le fasi del sonno, come i gemiti, i lamenti e l’enuresi (fare la pipì a letto). Se l’enuresi continua oltre i 6 anni, è opportuno parlarne con il pediatra, che potrà fare accertamenti e proporre eventuali trattamenti, sia comportamentali sia farmacologici.
Tutte le parasonnie si manifestano più frequentemente quando durante il giorno è avvenuto qualcosa che ha stressato il bambino, per esempio un cambio di routine, aver saltato il riposino, oppure forti stress emotivi (paure, tensioni…). La frequenza di questi fenomeni aumenta quando si dorme poco o se si soffre di qualche disturbo del respiro nel sonno: tra i principali troviamo le apnee ostruttive, tipiche di bambini che hanno tonsille o adenoidi particolarmente grandi, una consistente deviazione del setto nasale o una lingua molto grossa (macroglossia), tutte condizioni che ostacolano il respiro durante la notte e che necessitano di una valutazione medica.
Con minor frequenza, durante il sonno i bambini possono compiere una serie di movimenti più o meno regolari. I più comuni sono:
pediatra e neonatologo, ha lavorato per 25 anni in terapia intensiva neonatale al Meyer Di Firenze e poi come direttore di Pediatria e Neonatologia all’ospedale S.M. Annunziata. Esperto di valutazione e promozione dello sviluppo psicomotorio e di salute nel percorso nascita, è trainer nell'approccio Brazelton a livello nazionale.