Si può bere caffè in gravidanza?

Durante la gestazione la caffeina viene assimilata dall’organismo della donna con più difficoltà, e il suo consumo va quindi mantenuto entro una certa quantità. Occorre inoltre fare attenzione al fatto che questa sostanza non è presente solo nel caffè, ma in molti altri alimenti e bevande

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Margherita Borgatti , ostetrica e docente
donna beve tazza di caffè in gravidanza

Tante donne si domandano se bere caffè in gravidanza sia opportuno o se non sia meglio eliminare le bevande contenenti questa sostanza, avendo paura che possa in qualche modo disturbare lo sviluppo e la crescita del feto

OMS e Ministero della Salute non suggeriscono di eliminare completamente dalla propria alimentazione in gravidanza caffè e bevande contenenti caffeina, ma indicano una quantità massima giornaliera da assumere nei nove mesi di attesa. Vediamo quindi di seguito in quali dosi si può consumare il caffè in gravidanza e se esiste qualche controindicazione.

Caffè durante la gravidanza: si può assumere?

La caffeina è un alcaloide che si trova in diversi alimenti e bevande. Ecco di seguito una tabella che può aiutarci a capire le quantità contenute in diversi prodotti.

Alimento/ BevandaContenuto di caffeina (mg)Unità di misura
Caffè espresso64-100Tazzina (30 ml)
Caffè istantaneo157Tazzina (30 ml)
Caffè decaffeinato< 5Tazzina (30 ml)
Tè 30-50Tazza (250 ml)
Cola30-50Lattina (330 ml)
Cioccolata fondente26Barretta (30 g)

A proposito del consumo di caffeina in gravidanza, l’OMS raccomanda alle gestanti di limitare l’assunzione di caffeina a 300 mg al giorno (200 mg invece per il Ministero della Salute). Se si tiene conto che una tazzina può contenere circa 100 milligrammi di caffeina, basterà quindi bere al massimo due tazzine di caffè espresso al giorno per evitare rischi. 

È bene però tenere a mente quanto già detto, ovvero che la caffeina non si trova solo nel caffè, ma in tutte le bevande e gli alimenti contenenti le cosiddette “sostanze nervine” (tè, cioccolato, bibite energizzanti tipo cola…), che sarà opportuno evitare nel caso fossero già stati assunti due caffè. Per quanto riguarda il consumo di caffè in gravidanza nel primo e secondo trimestre, diversi studi hanno dimostrato che un eccesso di caffeina in questo periodo determina un leggero aumento del rischio di aborto spontaneo

È importante inoltre prestare attenzione anche all’assunzione di tè, non solo per la presenza della teina ma anche delle catechine, composti che interferiscono con l’assorbimento dell’acido folico, una sostanza indispensabile per prevenire malformazioni nel feto (ne parliamo in questo articolo). In particolare, il tè nero contiene un quantitativo di caffeina più elevato rispetto ad altre miscele, tra i 30 e  i 50 milligrammi per tazza, equiparabile a una bibita energizzante. 

Un consumo eccessivo di caffè in gravidanza nel terzo trimestre, così come nel secondo, può invece produrre la pirosi gastrica, un disturbo descritto come un bruciore o disagio all’altezza dell’esofago, talvolta associato a reflusso. Questa condizione non si associa a esiti avversi durante la gestazione, e il trattamento è esclusivamente mirato al sollievo dei sintomi. Tra gli interventi non farmacologici vi sono le modificazioni dell’alimentazione: ridurre in primis cibi gastro-irritanti (tra cui proprio il caffè) e i cibi ad alto contenuto di grassi.

Si consiglia inoltre di effettuare piccoli pasti frequenti, mantenere la posizione eretta dopo aver mangiato e leggermente sollevata durante il sonno.

Si può bere il decaffeinato?

Quanti caffè decaffeinati si possono bere in gravidanza ogni giorno? L’OMS non si è espressa in merito. Il decaffeinato contiene una misura irrisoria di caffeina rispetto al caffè tradizionale e sembrerebbe quindi “più sicuro”. Tuttavia questa bevanda è il risultato di un complesso processo di lavorazione – il cui scopo  è quello di eliminare la caffeina – che di fatto può contaminare il caffè estratto con agenti chimici. Meglio quindi limitarsi anche in questo caso a un paio di tazzine al giorno.

Stesso discorso vale per il tè deteinato: meglio non esagerare e sostituirlo con tisane e infusi derivanti da altre erbe. Ottimi sono la camomilla, la melissa, il finocchio e lo zenzero. 

Una valida alternativa è sostituire il caffè in gravidanza con il caffè d’orzo, che non contiene caffeina e ha proprietà digestive e antinfiammatorie. Proprio per l’assenza di caffeina, e anche per il fatto che possiede ottime proprietà galattogene e favorisce la produzione di latte, l’orzo è consigliato sia in gravidanza sia durante l’allattamento. Questa bevanda inoltre non apporta alcuna caloria, se non quelle dello zucchero aggiunto come dolcificante. L’orzo tuttavia contiene glutine, pertanto è sconsigliato ai soggetti celiaci o intolleranti alle proteine dei cereali.  

Caffè in gravidanza: quali sono i rischi

Bere troppo caffè in gravidanza quali rischi comporta? Come detto, durante la gestazione questa bevanda va assunta con moderazione, in quanto vi è un minor metabolismo della caffeina (rallentato di 15 volte) e di conseguenza aumentano i rischi per la crescita e lo sviluppo fetale. Dopo l’assunzione la caffeina viene assorbita e si accumula nella placenta. È noto infatti che l’immaturità funzionale del fegato del feto non produce gli enzimi necessari per il metabolismo di questa sostanza. Inoltre, un eccesso di caffeina riduce l’assorbimento di ferro nella madre, specie se associato al fumo.

Diversi studi hanno dimostrato una correlazione tra assunzione di caffeina ed esiti avversi in gravidanza. Un consumo eccessivo aumenta, come detto, il rischio di aborto spontaneo, ma anche di basso peso alla nascita, parto prematuro e obesità nel nascituro. 

Dopo il parto, va ricordato che la caffeina passa nel latte materno e può causare ipereccitabilità e difficoltà nel sonno del bambino. Si consiglia dunque anche nel periodo dell’allattamento di evitare eccessi nell’assunzione delle bevande e degli alimenti contenenti caffeina, così come indicato durante la gravidanza.

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Margherita Borgatti

Lavora come ostetrica negli ospedali bolognesi dal 2018 e conduce corsi di accompagnamento alla nascita. Dal 2020 è professoressa a contratto presso l’Università di Bologna, per il corso di Laurea in Ostetricia. Ha elaborato e coordinato un progetto, in collaborazione con l’Università di Bologna, di protezione e promozione dell’allattamento al seno, sostenendo a domicilio le mamme con difficoltà nell’avvio dell’allattamento.

Bibliografia

 

Articolo pubblicato il 02/12/2021 e aggiornato il 18/04/2024
Immagine in apertura Mykola Sosiukin / iStock

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