Quando il neonato è “nervoso”. Ecco cosa fare e da cosa dipende

Ogni volta che ci relazioniamo con pazienza e perseveranza a un neonato agitato o irrequieto, dobbiamo ricordiamoci che non lo stiamo “solo” calmando: stiamo rispondendo al suo bisogno, gli stiamo offrendo la possibilità di fare ripetute esperienze in cui sentirsi compreso, protetto e in sintonia con gli altri

Nicoletta Tortora , pedagogista
genitori cercano di calmare neonato nervoso

Sono le 22.30, Daria e Federico chiudono la porta della camera di Nina e si spostano in cucina. “Finalmente si è addormentata…”, sussurra Daria. Lei e il compagno sono entrambi molto provati e frustrati, perché la loro bambina ha 6 mesi e piange spesso (basta un leggero rumore, una piccola stimolazione per dare il via a un pianto inconsolabile), si agita e si innervosisce facilmente ed è difficile calmarla, per non parlare appunto di quanto sia arduo metterla a nanna. Daria e Federico si sentono spesso impotenti, non all’altezza di fare i genitori, avvertono che il loro senso di responsabilità verso un esserino così piccolo è enorme, e ciò li fa sentire schiacciati. Quando ascoltano i racconti di amici e conoscenti, poi, il loro senso di inadeguatezza aumenta: perché gli altri genitori sembra che sappiano gestire con facilità ogni carico? Perché i loro bimbi si calmano subito e dormono ore e ore senza risvegli? Cosa stanno sbagliando? 

È bene specificarlo subito: così come non esistono bambini capricciosi, non esistono neanche bambini nervosi per definizione. Eppure può capitare molto spesso che alcuni piccoli appena nati attraversino delle fasi in cui sono particolarmente agitati e irritabili. Quello che solitamente gli adulti chiamano “neonato nervoso” è un bambino costantemente irrequieto, che fa fatica a rilassarsi e che può essere molto faticoso da gestire. Prima ancora di trovare le strategie utili per riportarlo a uno stato di calma, però, è importante che il genitore faccia un lavoro su sé stesso. Solo in questo modo sarà in grado di garantire al bambino il giusto conforto e di trasmettergli un senso di sicurezza e protezione. 

In questo articolo vedremo come fare, e nell’ultimo paragrafo risponderemo al seguente quesito: siamo davvero sicuri, poi, che si tratta “solo” di calmare un neonato nervoso?

Perché il neonato è “nervoso”?

Nei racconti dei genitori, un neonato nervoso risulta descritto grosso modo così: reattivo, ha esplosioni di pianto più o meno intense, quando si irrita o si agita è difficile calmarlo, spesso basta un leggero rumore o una stimolazione lieve per dar vita a una crisi inconsolabile, come se avesse una sensibilità spiccata alla luce, agli sbalzi di temperatura, ai suoni, alle voci o perfino agli odori. 

Ecco di seguito alcuni elementi che portano gli adulti a identificare il proprio bambino come un neonato “nervoso”:

  1. la presenza di una reazione in risposta a stimoli di lieve entità o poco intensi (Nina ad esempio piange ogni volta che sente sbattere una porta in casa, quando passa da una stanza al buio a una stanza illuminata o quando le mani di chi le cambia il pannolino sono leggermente umide o fresche);
  2. l’intensità delle reazioni agli stimoli (Nina spesso scoppia in esplosioni di pianto molto forti che sembrano quasi inconsolabili, il battito cardiaco aumenta così come la sua rigidità muscolare e la sudorazione);
  3. il fatto che ci sia un intervallo molto breve tra il momento in cui il bambino viene a contatto con lo stimolo e il momento in cui manifesta una risposta (Nina inizia a piangere immediatamente appena percepisce un leggero senso di appetito o sente un rumore improvviso);
  4. la durata della crisi è piuttosto lunga nonostante l’intervento dell’adulto (mamma e papà le provano tutte ma sembra quasi che Nina sia indifferente a ogni tipo di aiuto che le viene proposto).

Queste reazioni del neonato possono provocare nei genitori timori relativi al suo stato di salute, oltre che senso di inadeguatezza, stanchezza, fatica, agitazione e irritazione. Ad esempio, se il neonato è nervoso dopo la poppata, la mamma potrebbe chiedersi se la quantità di latte assunta dal bambino sia adeguata o troppo scarsa, o addirittura a dubitare del fatto che il proprio latte sia “buono” o abbastanza nutriente. In alternativa (o in aggiunta) il neonato potrebbe essere nervoso di sera, dunque fatica ad addormentarsi o ha numerosi risvegli notturni.

Amici e parenti potrebbero poi alimentare ulteriori preoccupazioni facendo osservazioni fuori luogo («Vostro figlio è proprio un bel furbetto, vuole sempre fare a modo suo»; «È un bel prepotente!»; «La figlia di Anna mica si agita tanto»; «Se ora si comporta così, figuriamoci da adolescente!»). È importante che i genitori non si lascino influenzare da questi giudizi, e cerchino piuttosto di leggere i bisogni del piccolo e di rispondere in maniera adeguata, ricordando che ogni bambino ha un proprio particolare modo di reagire alle stimolazioni corporee (stanchezza, fame, sete, sonno) o extra corporee (luminosità, temperatura, rumori dell’ambiente).

Attenzione a incasellare i bambini in categorie, i “facili” da un lato e i “difficili” dall’altro: il rischio è quello di considerare i neonati più spesso nervosi come bambini “meno funzionanti”. Dovremmo piuttosto considerare che ogni bambino è unico e andrebbe amato per ciò che è, non per ciò che dovrebbe essere. Lo scopo di noi adulti è quello di imparare pian piano a conoscere il bagaglio personale che ogni bambino porta con sé dal momento in cui viene al mondo, un bagaglio di cui fanno parte anche le sue modalità di reazione agli stimoli interni ed esterni; solo in questo modo riusciremo a supportarlo e accompagnarlo al meglio nella crescita.  

«Come faccio a calmare un neonato nervoso?»  

Proviamo per un istante a fare un esercizio di immaginazione…
Viviamo uno stato di irrequietezza, nervosismo o agitazione, e non riusciamo a spiegare a parole, a chi ci sta intorno, i motivi che ci fanno sentire in questo modo, oppure non li comprendiamo noi stessi per primi. Avere vicino qualcuno che a sua volta si agita, si preoccupa, si innervosisce e ci chiede (magari con un tono un po’ scocciato) di stare tranquilli, ci aiuterebbe? O forse preferiremmo avere accanto qualcuno che ci accompagni verso la calma con cura, prossimità e accoglienza?

Spesso, per calmare il neonato nervoso o agitato, durante il sonno o in veglia, la prima cosa che facciamo è cercare una strategia valida e che possibilmente funzioni nell’immediato, senza però tenere presente che è importante, prima ancora di agire in questo modo, fare un lavoro su noi stessi, sul nostro modo di porci e di affrontare quello specifico momento di difficoltà. Per riportare un neonato alla calma, infatti, è necessario che l’adulto, per prima cosa, si relazioni con lui in modo sereno, rilassato, senza eccessive preoccupazioni, altrimenti il rischio è quello di aggiungergli addosso un ulteriore carico emotivo. Ansia e preoccupazione sono stati emotivi “contagiosi”. Dovremmo quindi assicurarci di essere noi per primi in una condizione di calma: solo in questo modo potremo infondere quella stessa calma al neonato.

I genitori devono sapere che, soprattutto nei primi mesi di vita del bambino, è normale sperimentare spesso stati di fatica, disagio, stanchezza e quindi nervosismo. Acquisire una consapevolezza di sé sempre maggiore, in modo da riconoscere questi segnali e non reprimerli, è molto importante. “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”, recita un antico proverbio africano. Ma la presenza del villaggio non è meno importante per i genitori stessi, che si ritrovano improvvisamente alle prese con nuove complesse responsabilità. Un genitore adeguatamente supportato da familiari e amici sarà un genitore maggiormente in grado di rispondere ai bisogno del proprio piccolo e di trasmettere a quest’ultimo conforto, sicurezza e protezione.

Una volta tenuto conto di questo, le soluzioni concrete per calmare un neonato nervoso sono infinite, anche se non universalmente valide (una soluzione può funzionare con un bambino e con un altro no). Molti neonati, ad esempio, si calmano all’istante quando vengono immersi nell’acqua per il bagnetto, mentre per altri questa esperienza risulta troppo eccitante e produce l’effetto contrario. Sarà necessario quindi procedere per tentativi ed errori, cercando di individuare quale soluzione è più adatta ai bisogni del singolo bambino.

Pur continuando a sottolineare il concetto di unicità di ogni bambino, esistono alcune condizioni da tenere presenti e che possono, in generale, aiutare un neonato a rilassarsi, ovvero:

  • Aumentare le possibilità di contatto corporeo. Non importa se in fascia o in braccio, se appoggiati sulla vostra pancia o con il viso adiacente al vostro: in ogni forma, il contatto fa sì che il messaggio arrivi chiaro al bambino e gli trasmette il messaggio «Stai tranquillo, io sono qui per te».
  • Modificare la posizione corporea. Può essere che il neonato si trovi in una posizione scomoda e che non abbia la capacità di modificarla autonomamente.
  • Favorire l’utilizzo di indumenti comodi. Pannolini allacciati troppo stretti, vestiti con etichette o tessuti particolarmente “scomodi”, possono favorire reazioni di irritabilità.
  • Essere delicati e attenti. Prestare attenzione al fatto che gli stimoli ai quali viene sottoposto il neonato (odori, carezze, gesti, movimenti) non siano mai troppo forti o improvvisi. Evitare quindi di avere atteggiamenti distaccati e frettolosi. 

Calmare un lattante nervoso a volte può sembrare un’impresa impossibile. In questi casi Brazelton, celebre pediatra e autore, consiglia di fare un passo indietro: «Quando avete tentato di tutto senza ottenere risultati, provate a fermarvi, fate un passo indietro e limitatevi a osservare il piccolo». Non si tratta di avere un atteggiamento noncurante o di lasciar piangere il bambino, quanto piuttosto rimanergli vicino e, prima di intervenire, cercare di leggere e comprendere i messaggi che ci invia attraverso il corpo e il comportamento. In questo modo potremo cogliere nuovi particolari e offrire risposte differenti e originali.

Il neonato è nervoso prima di dormire: cosa fare 

Spesso le difficoltà maggiori si presentano quando il neonato è nervoso la sera, prima di dormire. Questo è un fatto assolutamente normale: la maggior parte dei neonati manifesta un po’ di irritabilità a fine giornata. Ciò è dovuto all’immaturità del loro sistema nervoso: dopo aver accumulato stimoli ed esperienze durante il giorno, la sera risultano facilmente sovraccarichi, agitati, irritati appunto.

Cosa fare allora per rispondere alle esigenze del neonato nervoso la sera? Anzitutto, non reagire in maniera esagerata o sovraccaricare eccessivamente l’ambiente, bensì porsi come “scudo” verso gli stimoli e aiutare il bambino a rilassarsi. Ricordiamoci che per un neonato raggiungere un livello di sovrastimolazione è molto facile, bastano i ripetuti suoni e musiche prodotti dalla TV o da un qualsiasi apparecchio elettronico.

Altre azioni che potrebbero risultare utili al fine di calmare il neonato prima di dormire sono:

  • Abbassare le luci. La secrezione di melatonina, l’ormone che favorisce il sonno, viene attivata dall’oscurità. È bene quindi oscurare gli ambienti, facendo in modo che le luci nelle stanze non siano troppo intense. Raramente un neonato avrà paura del buio, essendosi abituato all’oscurità nel grembo materno, mentre è più probabile che tema la solitudine.
  • Mantenere la temperatura intorno ai 18-20 gradi. Il neonato potrebbe risvegliarsi qualora la temperatura della stanza non fosse adeguata o ci fossero sbalzi di temperatura frequenti.
  • Proporre rumori bianchi. Il rumore della risacca del mare o il gorgoglio di un acquario ricordano al bambino quei rumori che ascoltava mentre era cullato nell’utero; per questo motivo hanno un forte effetto rilassante. Un vantaggio secondario nell’uso dei rumori bianchi è l’azione di “filtro” su eventuali voci o rumori che provengono dal resto della casa.

Queste sono indicazioni generali, ma la verità è che solo vostro figlio può comunicarvi se siete o meno sulla strada giusta nell’interpretazione del suo disagio. I migliori insegnanti rimangono sempre loro: i bambini. 

Non stiamo “solo” calmando un neonato nervoso

Quando un genitore è in grado di entrare in sintonia con il proprio bambino, dà a quest’ultimo la sensazione di essere capito e ascoltato. È un tipo di esperienza che, se ripetuta nel tempo, fa raggiungere al piccolo un senso di equilibrio e lo aiuta a regolare gli stati del corpo e, più tardi, le emozioni. In questo modo, il bambino acquisisce anche un senso di coerenza e prevedibilità all’interno della sua mente («Ogni volta che piango, qualcuno mi consola. Ogni volta che ho fame, qualcuno mi nutre»). Tutto ciò concorre a creare/rinforzare il legame di attaccamento nei confronti dei genitori e a interiorizzarli come “basi sicure”. Interagire con adulti disponibili all’ascolto, ricettivi e responsivi, creerà le condizioni affinché, più avanti, il bambino possa allontanarsi dalla “base sicura” per esplorare, fare esperienze e aprirsi al mondo.

Un genitore disponibile e ricettivo in modo costante e prevedibile aiuta il suo bambino a percepire il mondo come un luogo affidabile e sicuro, capace di accogliere i suoi bisogni e in grado di rispondere alle sue esigenze. Ogni volta che ci relazioniamo con pazienza e perseveranza a un neonato agitato o irrequieto, infatti, dobbiamo ricordiamoci che non lo stiamo “solo” calmando: stiamo rispondendo al suo bisogno di sentirsi capito e accolto, gli stiamo offrendo la possibilità di fare ripetute esperienze in cui sentirsi compreso, protetto e in sintonia con gli altri. 

Bibliografia
  • T. Berry Brazelton, Il bambino da zero a tre anni. Guida allo sviluppo fisico, emotivo e comportamentale del bambino, Bur Rizzoli, Milano, 2017, p. 72.
  • Daniel J. Siegel, Tina Payne Bryson, Esserci. Come la presenza dei genitori influisce sullo sviluppo dei bambini, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2020, p. 19.
  • Tracy Hogg, Il linguaggio segreto dei bambini, Mondadori, Milano, 2002, p.29.
  • Sara Letardi, Il mio bambino non mi dorme. Come risolvere i problemi di sonno dei propri figli, Bonomi Editore, Pavia, 2007, pp. 129-134.
  • Daniele Fedeli, Pedagogia delle emozioni. Lo sviluppo dell’autoregolazione emozionale da 0 a 10 anni, Editoriale Anicia, Roma, 2013, pp. 168-172.
  • Ministero della salute, Quando nasce un bambino, «salute.gov.it», 2004, p 10.
Articolo pubblicato il 09/05/2022 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura CokaPoka / iStock

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