Movimenti fetali: quando iniziano e come si riconoscono

Quello del “primo calcetto” è un momento particolare ed emozionante per i genitori. Oltre a questo, i movimenti fetali rappresentano il primo indicatore della vitalità e dell’attività del bambino ed è importante capire come cambiano nel corso della gravidanza

Barbara Hugonin , genetista pediatrica
madre sente movimenti fetali del bambino

I movimenti fetali non rappresentano solo uno strumento di valutazione del benessere e della crescita del bambino. Si tratta infatti di eventi emotivamente coinvolgenti che la donna impara a decifrare e che vengono influenzati da alcuni aspetti fisiologici, oltre che dallo stile di vita e persino dallo stato d’animo.
In questo articolo approfondiremo alcuni aspetti importanti, in particolare capiremo quando iniziano i movimenti fetali, come cambiano durante la gestazione e l’importanza di riconoscere alcuni segnali che richiedono un consulto specialistico.

Movimenti fetali: quando cominciano e come si riconoscono

Questa attività ha inizio già a partire dall’ottava settimana. La reale percezione da parte della mamma dei primi movimenti fetali, però, avviene solitamente solo tra la 14^ e la 20^ settimana, quando iniziano a essere distinguibili piccoli pugni, calcetti, movimenti (rotolamento o scivolamento del feto) e una sensazione simile a uno sfarfallio. 

Ma dove si sentono esattamente i movimenti fetali? Questo dipende dalla fase e dalle dimensioni del feto, come vedremo in seguito.
L’esordio dei primi movimenti può essere differente da donna a donna, dipende dalle caratteristiche fisiche e dagli aspetti emotivi e istintivi di ognuna, oltre che dalla storia clinica personale e da eventuali precedenti gravidanze. Ci sono donne che riescono a riconoscere i movimenti fetali molto precocemente, altre più tardi (magari verso il quarto mese di gestazione).

In ogni caso, il “primo calcetto”, o comunque i primissimi movimenti, rappresentano un momento particolarmente atteso ed emozionante, in cui la mamma inizia ad affinare il proprio istinto, ad abituarsi a sentire il proprio bambino e persino ad avvertire i cambiamenti che lo riguardano in relazione al proprio stato d’animo; una vera e propria simbiosi. Nel corso delle settimane, infatti, per la futura mamma diventa tangibile la presenza di una nuova vita che cresce dentro di sé, che si muove e interagisce con lei. I cambiamenti ormonali, emotivi e fisici della donna modificano anche le sue sensazioni, emozioni e reazioni in risposta ai movimenti e alla crescita del bambino, quasi a prevedere le abitudini e le posizioni di quest’ultimo.

I movimenti fetali aumentano progressivamente in relazione alla crescita e all’allungamento del bambino tra la 14^ e la 24^ settimana, e già dai primissimi momenti si consiglia di monitorarne quotidianamente il numero. È molto utile fare riferimento ai momenti della giornata in cui l’attività fetale risulta maggiore (spesso dopo i pasti) e contare nell’arco di un’ora il numero di movimenti, che dovrebbero essere almeno 10.

Come cambiano i movimenti fetali durante la gravidanza?

Come detto, nel corso della gravidanza i movimenti fetali cambiano in relazione alla crescita e all’allungamento muscolare del bambino. La percezione da parte della mamma sarà crescente: oltre ai movimenti (rotolamento e spostamento) arriverà man mano a sentire a livello pubico e costale il feto che preme contro la parete uterina, come a puntare i piedini. Ma andiamo per gradi.

Intorno al sesto mese di gravidanza, i movimenti fetali vanno oltre la semplice percezione. Ora si fanno più evidenti, e per la mamma è più facile notare ogni singolo cambiamento relativo all’attività del proprio bambino. A tal proposito occorre ricordare che la storia clinica materna e precedenti gravidanze possono influire molto sull’evoluzione della crescita e del benessere fetale, sia per le condizioni di rischio o da tenere sotto controllo, sia per tutti gli aspetti emotivi, che hanno una ricaduta sulla diade materno-fetale.

Intorno all’ottavo mese i movimenti fetali non necessariamente tendono a ridursi, nonostante il bambino cresca e dunque lo spazio sia inferiore rispetto a prima. Al contrario, spesso può presentarsi addirittura un incremento del numero dei movimenti nel corso del giorno, alternato a fasi cosiddette di “sonno tranquillo”. In questo periodo è possibile osservare l’impronta degli arti che premono sulla parete uterina.

Per quanto riguarda invece i movimenti fetali nel nono mese, ovvero nella fase finale della gestazione, va sottolineato che si è ormai instaurata una conoscenza quasi simbiotica tra la mamma e il bambino, con tutti gli aspetti emozionali che precedono il parto e che talvolta possono far confondere i movimenti del piccolo con “false contrazioni” o dolori pelvici. Questo è un momento delicato nel quale è importante che ansie e paure non prendano il sopravvento. Per ogni dubbio o richiesta, è importante rivolgersi sempre agli specialisti di riferimento.

Perché fare attenzione ai movimenti fetali?

I movimenti fetali hanno una grande importanza, in quanto rappresentano il primo indicatore – peraltro quotidianamente “pronto all’uso” per la mamma – della vitalità e dell’attività del bambino.

Con il passare delle settimane, i movimenti si fanno più evidenti, sono riconoscibili i momenti di maggiore attività rispetto a quelli di riposo e il ciclo sonno-veglia fetale si adatta a quello materno (fatta eccezione per la fase finale della gravidanza). Va detto però che possono presentarsi momenti in cui è più difficile percepire l’attività del bambino, e ciò può causare ansia e preoccupazione nella donna.

In altri casi i movimenti fetali possono essere dolorosi, in particolare quando il bambino cambia posizione, si muove di più, oppure nell’ultimo trimestre, quando l’aumento delle dimensioni fetali riduce lo spazio di movimento e può causare nella donna una sensazione di compressione a livello dello sterno, a livello costale e pubico.

Come accennato, alla fine del nono mese è frequente scambiare i movimenti fetali e i dolori annessi con possibili “false contrazioni”. Una visita ostetrica o ginecologica e un monitoraggio cardiotocografico (NST, ovvero “non stress test”, esame in cui si effettua la registrazione simultanea e sincrona dei battiti cardiaci fetali e delle contrazioni uterine), fuori dal travaglio, sono utili per fugare ogni dubbio, oltre alla valutazione ecografica della quantità di liquido amniotico e dei movimenti.

In alcuni momenti può capitare che i movimenti fetali siano eccessivi o amplificati, e ciò può essere dovuto non solo alla crescita e all’attività fetale, ma anche allo stile di vita materno. In alcuni casi, infatti, l’aumento di attività fetale può essere una risposta del bambino a cibi stimolanti ingeriti dalla mamma (bevande a base di caffeina, cioccolata [1] ), oppure a una pratica sportiva non adatta al periodo della gestazione (su questo tema vi consigliamo la lettura dell’articolo Sport in gravidanza? Perché no!). Tutti questi aspetti influenzano e stimolano la motilità fetale, soprattutto nelle ore serali e notturne, generando talvolta sorpresa e spavento nella donna, anche a causa dell’eccessiva contrazione uterina che ne consegue. Ecco perché è importante, oltre a osservare ogni cambiamento possibile, anche mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato.

Sempre su questo argomento, un interessante studio del 2019 ha monitorato un gruppo di donne in gravidanza, all’interno del quale il 12% presentava movimenti fetali eccessivi intorno alla 37^ settimana. In nessun caso i movimenti furono correlati a eventi avversi, cosa che invece risulta più frequente nei casi di drastica riduzione o assenza di movimenti fetali. [2]

Quando preoccuparsi per i movimenti fetali?

L’assenza di movimenti fetali è un campanello d’allarme forte, soprattutto se persiste per diverse ore. In questo caso è necessario non perdere tempo e rivolgersi immediatamente al proprio specialista di riferimento, per sottoporsi a un controllo ecografico immediato e valutare tra le altre cose:

  • la vitalità fetale;
  • l’attività cardiaca e le eventuali complicanze sopraggiunte;
  • l’eccessiva riduzione del liquido amniotico;
  • perdite improvvise.

Generalmente, prima dell’assenza totale di movimenti si verifica una riduzione di essi (8-10 movimenti conteggiati nell’arco di un’ora, o a scendere nelle ripetizioni successive). Già in questo caso bisogna subito sottoporsi a un controllo.

In queste situazioni è necessario tenere conto di vari fattori di rischio, che devono indurre a prestare ancora più attenzione nel corso della gravidanza, come ad esempio:

Alla luce delle indagini strumentali che ne verificano la presenza, anche malformazioni più o meno rare possono dare una spiegazione al cambiamento e all’evoluzione dei movimenti fetali.

L’importante è agire immediatamente quando si avverte che qualcosa è cambiato o non va; a tal proposito, l’istinto materno, ovvero la capacità di “sentire” e monitorare quotidianamente il proprio bambino, difficilmente sbaglia.

Il supporto professionale e gli strumenti diagnostici (ecografia e cardiotocografia in primis), oltre agli esami clinici periodici, sono essenziali per intervenire immediatamente se necessario, tanto nelle situazioni non a rischio quanto in quelle più delicate. 

Note
[1] J. McGowan, L. D. Devoe, N. Searle, R. Altman The effects of long- and short-term maternal caffeine ingestion on human fetal breathing and body movements in term gestations «Am J Obstet Gynecol», settembre 1987;157(3):726-9
[2] Cuiqin Huang, Wei Han and Yajing Fan Correlation study between increased fetal movement during the third trimester and neonatal «BMC Pregnancy and Childbirth», 19:67, 2019
Bibliografia
  • Royal College of Obstetrician and Gynaecologist, Your baby’s movement in pregnancy, 2012.
  • Società italiana di ecografia ostetrica e ginecologica, Linee Guida per ecografia ostetrica e ginecologia, EDITEAM Gruppo editoriale, Cento (FE), 2021.

 

Articolo pubblicato il 16/02/2022 e aggiornato il 18/04/2024
Immagine in apertura AleksandarNakic / iStock

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