Ecografie in gravidanza: cosa c’è da sapere?

L’ecografia è un utile strumento per monitorare lo stato di salute generale del bambino, ma è importante effettuare solo quelle necessarie e prescritte dal Ministero della Salute: vediamo quali sono e quando eseguirle

Maria Grazia Checcacci , Ginecologa, ecografista
Ecografia del feto in gravidanza

L’ecografia è uno degli esami più importanti da fare durante la gravidanza (ne parliamo anche all’interno dell’articolo Gravidanza e miti da sfatare), perché consente di ottenere numerose informazioni, come il calcolo delle settimane di gestazione – e quindi anche il calcolo della data del parto –, di verificare la corretta crescita del feto, di visualizzare buona parte delle malformazioni maggiori, e anche di scoprire il sesso del bambino e la sua posizione all’interno dell’utero.
Prima di vedere quali sono le ecografie necessarie nel corso dei nove mesi di gravidanza facciamo una piccola premessa relativa a questa tecnologia di indagine.

Paese che vai, ecografie che trovi

Ormai da alcuni decenni, l’ecografia viene impiegata per lo studio dell’anatomia e del benessere del feto, ma con modalità diverse nei vari paesi del mondo e con sensibili differenze nell’ambito dello stesso paese. Esistono infatti paesi in cui questa tecnologia viene usata abitualmente per sofisticate indagini diagnostiche e altri in cui la sanità pubblica non è in grado di gestire tutte le richieste dei cittadini e per ragioni economiche si devono utilizzare apparecchiature meno sofisticate, e per indagini più essenziali. Ci sono poi paesi (è il caso del territorio africano) dove gli ecografi sono presenti a macchia di leopardo e vengono utilizzati principalmente per urgenze/emergenze ostetriche.

L’Italia è sicuramente tra quelle fortunate realtà in cui i criteri di impiego dell’ecografia in gravidanza sono regolamentati da accreditate società scientifiche che, periodicamente, divulgano le linee guida a cui gli operatori devono attenersi. Questo permette di garantire degli standard qualitativi che riguardano non solo la formazione degli operatori e la qualità degli ecografi, ma anche la tipologia di indagine ecografica e il periodo ottimale in cui effettuarla. Nonostante il sistema sanitario italiano sia nazionale, sono presenti differenze tra regione e regione: in questo momento alcune prevedono due ecografie di screening e altre ne prevedono tre.

La prima ecografia in gravidanza

La prima ecografia in gravidanza si effettua nel primo trimestre di gravidanza e serve per:

  • valutare la presenza di uno o più embrioni;
  • verificare la vitalità del feto rilevando il suo battito cardiaco;
  • confermare o meno il numero di settimane di gravidanza.

Per convenzione, quando c’è una differenza di una settimana o più tra il calcolo delle settimane di gravidanza effettuato sulla base dell’ultima mestruazione e il calcolo ottenuto con l’ecografia, la gravidanza viene “ridatata”. Ridatare la gravidanza significa modificare la data dell’ultima mestruazione calcolandone una nuova sulla base delle misure del feto intorno alla dodicesima settimana, che è il momento ottimale per stabilire, con un margine di errore minimo, l’esatta epoca gestazionale. Sulla base di questi nuovi calcoli, viene naturalmente ricalcolata anche la data presunta del parto.

Le apparecchiature ecografiche più sofisticate rendono possibile anche un primo studio dell’anatomia del feto, ma bisogna tenere conto del fatto che nel primo trimestre di gravidanza la formazione e la maturazione degli organi (organogenesi) e degli apparati fetali è ancora in corso. Se l’ecografia del primo trimestre viene effettuata intorno alla dodicesima settimana si possono visualizzare molte strutture anatomiche: il cervello con i suoi emisferi e la linea mediana che li separa, i quattro arti e le relative estremità, stomaco e vescica se almeno parzialmente pieni, l’attività cardiaca, della quale è possibile misurare la frequenza. In alcuni casi, se è necessario, le apparecchiature ecografiche di alta gamma danno anche la possibilità di effettuare anche una prima ecocardiografia.
Da ultimo, durante l’ecografia del primo trimestre è molto frequente osservare i movimenti del feto: da quelli bruschi del tronco alle rapide variazioni di posizione.

La seconda ecografia in gravidanza

È comunemente chiamata “morfologica e si effettua nel secondo trimestre, in particolare tra la diciannovesima e la ventunesima settimana. In questa fase la formazione dei tessuti e degli organi definitivi del feto si è conclusa e la finalità di questo esame è proprio quella di verificare il regolare sviluppo del feto e la crescita globale del bambino. In questa ecografia si valuta anche la posizione e la struttura della placenta, oltre all’adeguata presenza di liquido amniotico, che viene misurato se appare ridotto o aumentato. Dalla sedicesima settimana è possibile osservare anche il sesso del nascituro, di solito valutato proprio durante l’ecografia morfologica. I movimenti del feto in questa fase sono più fini, e può capitare di vedere l’apertura della mano e le singole falangi delle dita. In questo stadio dello sviluppo si osservano di frequente anche i movimenti di flessione ed estensione degli arti, che ora hanno assunto maggior vigore e maggiori dimensioni.

Calcola la tua settimana di gravidanza e la data presunta del parto

Data di inizio dell'ultimo ciclo mestruale

La terza ecografia in gravidanza

Viene effettuata nel terzo trimestre, solitamente intorno alla trentaduesima settimana, anche se di recente le più accreditate società scientifiche hanno indicato come periodo ottimale quello tra la trentaquattresima e la trentaseiesima settimana. L’obiettivo specifico di questa ecografia è valutare la crescita del feto, oltre che riconfermare il regolare sviluppo di alcuni organi e apparati. La terza ecografia permette anche di vedere com’è posizionato il feto: se non è in posizione cefalica (a testa in giù), la mamma viene informata dell’esistenza di alcune procedure che possono modificare il suo orientamento, con lo scopo di evitare il taglio cesareo altrimenti necessario.  

Casi sospetti

La sequenza che abbiamo descritto, con i tre esami ecografici, presuppone che la gravidanza abbia un decorso fisiologico e che le ecografie confermino che il feto si sta sviluppando correttamente. In caso contrario, potrebbero essere necessarie altre ecografie con finalità diverse, sulla base della problematica riscontrata. Ad esempio, se si sospetta un rallentamento della crescita fetale, sarà necessario un monitoraggio (serie ripetuta di esami) della crescita e uno studio della circolazione sanguigna della placenta e del feto nei suoi vari organi (“flussimetrie materno-fetali”).

Diversamente, se la problematica riscontrata sul feto è relativa ad aspetti anatomici, dovrà essere effettuata un’ecografia detta “di secondo livello”, che in alcuni casi può essere eseguita con ecografi dotati di tecnologia 3D, manovrati da operatori formati per eseguire questo tipo di esame. L’impiego dell’esame 3D, con cui si ottiene una riproduzione tridimensionale dell’immagine, consente la ricostruzione dettagliata di parti anatomiche altrimenti non ben definite con l’immagine  bidimensionale, e di conseguenza offre la possibilità di confermare o escludere sospetti emersi con l’ecografia bidimensionale.
Talvolta, quando di fronte a dubbi particolari non è sufficiente l’ecografia, si può ricorrere all’impiego della risonanza magnetica, usata in particolare per lo studio del sistema nervoso fetale.

Utilizzo appropriato dell’indagine ecografica

Da quanto abbiamo detto si comprende come l’ecografia in gravidanza sia un irrinunciabile metodo di indagine, sia per le sue capacità diagnostiche che per la sua sicurezza e la sua  facile applicabilità.
Le tre ecografie di cui abbiamo parlato in questo articolo sono le ecografie di screening, dalle quali si accede a ecografie più complesse (dette “su indicazione”), quando cioè si identifica un motivo che renda necessario un approfondimento (come nel caso di una sospetta gravidanza extrauterina).

È importante attenersi alle indicazioni degli specialisti in merito ai criteri da applicare, alla qualità e alla tempistica delle ecografie, perché un uso scorretto di questo strumento rischia di aumentare i motivi d’ansia dei genitori, senza peraltro aggiungere informazioni significative sullo stato di benessere del feto.

Maria Grazia Checcacci

medico chirurgo, specialista in Ostetricia e Ginecologia, si è formata presso l'Università degli Studi di Firenze, dove ha svolto il dottorato di ricerca in Medicina perinatale. Attualmente lavora presso l'azienda sanitaria locale del capoluogo toscano.

Articolo pubblicato il 10/01/2019 e aggiornato il 18/04/2024
Immagine in apertura PeopleImages / iStock

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