Pianto del neonato, impariamo a interpretarlo

Avrà fame? Oppure è molto stanco e devo metterlo a dormire? Il pianto del neonato ha moltissimi significati ed è il modo che il piccolo o la piccola ha per richiamare l’attenzione dei genitori e chiedere di rispondere ai propri bisogni. Per questo è importante conoscerlo bene

Pietro Rossi , medico

Il pianto del neonato mette spesso in difficoltà i genitori, che si interrogano su cosa il piccolo o la piccola stia chiedendo. Avrà fame? Sonno? Vorrà  essere spogliato? Sentirà freddo? Si è spaventato?  Sono alcune delle  domande che si pongono i genitori di Emanuele che, sebbene sia nato da pochi giorni, ha già fatto sentire la sua voce a tutta la famiglia. «Che bello, finalmente è nato!» dice Marisa, mamma di Emanuele, alla cugina che la chiama per farle gli auguri «Non fa molte cose: poppa, dorme, fa la cacca e… piange. Piange un sacco, anche 2-3 ore al giorno! È un po’ faticoso, perché spesso non capisco cosa mi stia chiedendo e a volte ho paura di non essere in grado di comprenderlo!».

Quella di Marisa è una paura che accomuna tanti genitori, che dopo aver provato a far poppare il piccolo, averlo cullato, coccolato e cambiato, non sanno più cosa fare e come gestire il pianto inconsolabile del neonato. Vediamo quindi insieme cosa fare quando il neonato piange e come interpretarne i bisogni.

Perché il neonato piange?

Le cause del pianto del neonato sono tantissime. I piccoli, nei primi mesi di vita, mostrano i loro bisogni ed esprimono i propri disagi utilizzando i mezzi di comunicazione di cui dispongono: la postura del corpo, i movimenti, le espressioni del viso. Quando noi adulti non sappiamo riconoscere (e quindi risolvere) il bisogno, la frustrazione dei neonati sfocia in pianto.

Proviamo quindi a capire quali possono essere i motivi del pianto del neonato per riuscire a rispondere nel migliore dei modi possibili:

  • Fame: un neonato mangia spesso e quindi in molte occasioni il pianto è una richiesta di nutrimento. Ci sono neonati che fanno spuntini ogni ora, altri che fanno delle pause più lunghe, non esiste giusto o sbagliato. Per comprendere se il pianto è una richiesta di latte bisogna imparare a conoscere il proprio bambino e a riconoscere i segnali di fame: un lattante che volta la testa a destra e a sinistra alla ricerca del seno, apre la bocca, tira fuori la lingua, mette le manine in bocca, se non viene accontentato e nutrito prima o poi si metterà a piangere! 
  • Sonno: un neonato stanco, che non riesce ad addormentarsi, sarà più incline al pianto. I neonati si addormentano in modi diversi, alcuni appena poggiati nella culla, altri hanno maggiormente bisogno della vicinanza dei genitori, della loro voce, di un ambiente tranquillo e silenzioso. Anche in questo caso, pian piano i genitori diventeranno sempre più esperti: sapendo quali sono le condizioni migliori perché il piccolo si addormenti, saranno capaci di ricrearle quando necessario.
  • Richiesta di contatto: tutti i neonati cercano, seppur in maniera diversa, la rassicurazione, il calore, la vicinanza fisica ed emotiva ai propri genitori; sta a questi ultimi imparare a conoscere il proprio bambino e fornirgli il contatto richiesto (la propria voce, le carezze, un massaggio al pancino o un giretto in fascia). 
  • Cambio: a nessuno piace starsene pieni di cacca e pipì. La sensazione di bagnato è fastidiosa, le feci e le urine che restano a contatto con la pelle possono irritarla. Se nessuno se ne accorge, il nostro bambino ci ricorda, piangendo, che è ora di cambiarlo!
  • Caldo: «i miei genitori sono in maglietta e pantaloncini e io ho addosso body a maniche lunghe, tutina, calzine e cappellino! Ma perché? Ho caldo!». I neonati sono ben capaci di difendersi dal freddo (hanno anche un tipo di grasso, il grasso bruno, che serve apposta per generare calore) e possono vestirsi proprio come noi. Un neonato che ha caldo può quindi facilmente essere nervoso e di conseguenza piangere per manifestare ai genitori il proprio disagio. 
  • Emozioni negative dei genitori: il neonato riesce a “sentire” quando le persone che lo circondano sono nervose, tristi, arrabbiate, e quindi reagisce come sa fare: piangendo. 
  • Malattie: un neonato raffreddato, febbrile o con altre malattie ci comunicherà il suo disagio piangendo. 

Insomma, ci sono mille motivi per cui un neonato piange; la parte più difficile, che ora vedremo, è capire il pianto del neonato.

Tipi di pianto del neonato

«Non smette più di piangere oggi, che dobbiamo fare?» si chiede il papà di Emanuele, mentre cerca di placare il piccolo che sembra inconsolabile. Ogni genitore vorrebbe avere tra le mani un’app in grado di riconoscere e tradurre i tipi di pianto del proprio neonato. Per fortuna, c’è qualcosa di molto meglio: voi. Chi può dire perché il neonato piange meglio dei suoi genitori, che lo conoscono meglio di chiunque altro, che lo hanno visto, guardato, osservato ogni volta che aveva fame, sonno, caldo, che le hanno provate tutte e che alla fine, in un modo o nell’altro, sono riusciti a calmarlo? 

Riconoscere i tipi di pianto è questione di abitudine, di esercizio e di tanta pazienza. A volte però, le crisi di pianto e gli episodi di pianto inconsolabile del neonato mettono a dura prova i neogenitori. Vediamo quindi come comportarci.

Cosa fare se il neonato piange?

Da medico, dare una risposta a questa domanda potrebbe essere semplice. A volte i pediatri liquidano la questione del pianto con la diagnosi “coliche e con la prescrizione di un farmaco. Dopo qualche giorno, se non funziona, se ne prescrive un altro, o si dà la colpa al reflusso gastroesofageo e si prescrive il farmaco relativo. 

La comunità scientifica si è però espressa in modo forte contro la prescrizione di farmaci anti-coliche e anti-reflusso per diminuire il pianto del neonato, dimostrando invece un’efficacia del contatto fisico e del babywearing.
Come consiglio, per calmare un neonato che piange, vi direi quindi di imparare a conoscerlo e a rispondere alle esigenze del vostro bambino, senza lasciarvi condizionare da chi vi dice che così facendo lo viziate o da chi ha la certezza di sapere cosa fare quando il neonato piange. 

Ricordate sempre che i maggiori esperti del vostro bambino siete voi e, piano piano, imparerete come consolare il neonato che piange. Una certezza tuttavia c’è: quando siete sfiniti e sopraffatti dal pianto del vostro bambino, quando non ce la fate proprio più, quando sentite che state per esplodere, cercate aiuto, affidatelo alle braccia di chi vi sta accanto, allontanatevi, ma non scuotetelo, mai. Poi chiamate il vostro pediatra per spiegargli quello che è successo. 

Quando preoccuparsi per il pianto del neonato o del lattante?

Alcune (rare) condizioni mediche del neonato possono manifestarsi con il pianto. Spesso, però, sono presenti alcuni campanelli di allarme che vi si associano. Un esempio sono il vomito e le feci “a gelatina di ribes”, che si associano a pianto inconsolabile nell’invaginazione intestinale. Anche alcune infezioni batteriche, come le infezioni delle vie urinarie o le otiti, possono presentarsi con febbre e pianto inconsolabile. 

Quindi, quando preoccuparsi del pianto del neonato o del lattante? Quando vi sembra diverso dal solito, quando i “soliti rimedi” non funzionano, quando il vostro bambino non è quello di sempre è bene alzare la cornetta e sentire il vostro pediatra.

Bibliografia
  • Petzoldt J, Systematic review on maternal depression versus anxiety in relation to excessive infant crying: it is all about the timing, «Arch Womens Ment Health», febbraio 2018; 21(1):15-30.
  • Hunziker UA, Barr RG, Increased carrying reduces infant crying: a randomized controlled trial, «Pediatrics», maggio 1986; 77(5):641-8.
  • AA.VV., Comparison of common interventions for the treatment of infantile colic: a systematic review of reviews and guidelines, «BMJ Open», febbraio 2020, 25;10 (2).
Articolo pubblicato il 26/10/2022 e aggiornato il 26/10/2022
Immagine in apertura ArtMarie / iStock

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